Università degli studi di Torino
Scuola di Scienze Umanistiche
Dipartimento di Studi Umanistici
Corso di laurea in Lettere
Il ms. Pistoriensis A55 dell’Iliade
Collazione dei canti I, XII e XXII
Candidata
Giulia Casalegno
Relatore
Tommaso Braccini
a.a. 2014/2015
Introduzione
Lo studio qui presentato è un saggio dell’analisi del manoscritto Pistoriensis
A55 redatto da Sozomeno di Pistoia nel primo quarto del XV secolo e attualmente
conservato alla Biblioteca Forteguerriana di Pistoia.
È stato scelto questo codice dell’Iliade innanzitutto perché non era mai stato
collazionato, e soprattutto per il particolare contesto culturale in cui viene
prodotto e per la figura straordinaria del suo copista. Infatti questo manoscritto
costituisce uno dei primi esemplari di un testo greco redatto in Occidente e il suo
copista è uno dei pochi occidentali a padroneggiare la lingua dell’Oriente
abbastanza da tentare questa impresa.
In questo elaborato si analizzerà prima di tutto la figura di Sozomeno e il
suo inserimento nel contesto culturale dell’Umanesimo fiorentino e nella
renovatio grafica che caratterizza quel periodo. Segue poi una breve
ricapitolazione della tradizione filologica dei testi omerici.
Nella seconda, e più importante parte di questo lavoro si illustrano i risultati
della collazione, per la quale è stato scelto come testo di confronto l’edizione
dell’Iliade di Arthur Ludwich per la precisione del suo apparato critico,
integrandola, dove necessario, con l’Editio Maior di Allen. Quindi le lezioni sono
state classificate e analizzate al fine di individuare le principali tendenze all’errore
del copista, per poi soffermarsi sulle lezioni più interessanti.
Nell’ultima parte ci si sofferma molto brevemente su alcune ipotesi
riguardanti l’antigrafo, per ora sconosciuto, di questo manoscritto.
2
I.
Il manoscritto Pistoriensis A55
1. Il copista: Zomino da Pistoia
Zomino nacque a Pistoia nel 1387, figlio illegittimo di Ser Bonifazio di
Jacopo, probabilmente notaio, ma con interessi letterari. Viene ricordato con
diversi nomi: Zomino, Zembino o Sozomeno, cioè il nome “grecizzato” che egli
stesso si diede.
Studiò grammatica latina dal maestro Antonio di Ser Salvi da San
Gimignano e fu ordinato come sacerdote nel 1405, ottenendo anche una borsa di
studio per studiare diritto canonico all’Università di Padova. Nonostante gli studi,
passò molto tempo a Firenze, dove si intrattenne con i più famosi umanisti del
tempo e imparò la scrittura umanistica (i suoi primi manoscritti sono vergati in
scrittura gotica)1. Inizialmente usava il greco soltanto negli ex libris e ciò
testimonia il suo interesse per questa lingua fin dagli inizi della sua carriera.
Dopo l’Università si stabilì a Firenze per frequentare maggiormente gli
ambienti umanistici, ma viaggiò molto grazie ai suoi incarichi ecclesiastici.
Questo gli permise di reperire e copiare moltissime opere antiche, soprattutto in
latino2; In greco, oltre all’Iliade, vergò anche una copia degli Erotemata di
Manuele Crisolora, e delle copie di alcuni scritti di Esiodo, Aristotele, Teocrito e
Senofonte. Non si conoscono le modalità con cui Sozomeno imparò il greco, ma
certamente l’ambiente che frequentava non lo rese difficile, infatti sappiamo che
Guarino Veronese insegnò a Firenze dal 1410 al 14143. In ogni caso è piuttosto
condivisa l’opinione che la conoscenza del greco di Sozomeno fosse “superiore
alla media” degli Umanisti di prima generazione4.
Nel 1416 fu assunto come vicario generale dal vescovo di Pistoia Matteo
Diamanti per difendere quest’ultimo dalle accuse rivoltegli al Concilio di
Infatti la sua copia di Virgilio del 1409 è in scrittura gotica, mentre la copia di Giovenale
del 1410 è in scrittura umanistica (cfr. De La Mare, 1973).
2
Tra cui i già citati Virgilio e Giovenale, Asconio Pediano, Cicerone, Lucano, Sallustio e
molti altri e anche, come si addice alla sua professione, testi di natura religiosa. Per un elenco
completo della sua biblioteca (cfr. Savino, 1976 p. 159-172).
3
Per un approfondimento sulla scrittura greca di Sozomeno si veda il par. I.3
4
Cfr. De La Mare, 1973.
1
3
Costanza. Rinunciò presto all’incarico per onestà intellettuale, non convinto
dell’innocenza di Diamanti, ma trovandosi a Costanza insieme ad alcuni colleghi
umanisti, tra gli altri Poggio Bracciolini, copiò molti testi appena scoperti5, che
costituiscono una grandissima parte della sua collezione.
Nel 1418 viene nominato canonico della Cattedrale di Pistoia e in un
documento ufficiale della nomina si dice che egli era “istruito in greco e latino”.
Tuttavia lasciò presto questo incarico a causa degli attriti con il vescovo
Diamanti6.
A Firenze stringe amicizia con Vespasiano da Bisticci, il quale parla molto
di lui nelle sue Vite “perché la memoria di sì degno uomo non perisca”, e
rappresenta una delle fonti più dettagliate della vita di Sozomeno7. Vespasiano ci
informa che egli si mantenne a Firenze facendo il precettore di molti rampolli
fiorentini, tra i quali i figli di Palla Strozzi, e che fu “lettore pubblico” di poesia e
retorica presso lo Studio Fiorentino. In qualità di insegnante scrisse dei
grammaticales8 e delle note a testi classici per aiutare i propri studenti. Fu
nuovamente vicario generale, questa volta di Donato de Medici a Pistoia, ma
continuò a risiedere la maggior parte del tempo a Firenze.
Nell’ultimo periodo della sua vita si dedicò soprattutto alla stesura del
Chronicon, una storia universale, cominciata intorno al 1427, che si estende dalla
Creazione al 1455 (anche se quest’ultima parte è di storiografia locale),
ispirandosi sia a suoi contemporanei, ad esempio Giannozzo Manetti, di cui
possedeva degli scritti nella sua collezione, sia agli storiografi antichi.
Morì, senza completare l’ultima revisione del Chronicon, nel 1458 e lasciò
la sua collezione di libri (“omnes libros et cartas”9) all’Opera di San Jacopo di
Pistoia, a condizione che fosse accessibile al pubblico e in particolare agli
Tra le quali una copia di Asconio Pediano, che Wilson e Reynolds considerano migliore
di quella di Poggio. (cfr. Reynolds, 1986).
6
Durante la sua carriera ecclesiastica accumula moltissime querele a causa del suo carattere
austero e incorruttibile. (cfr. (De La Mare, 1973).
7
Cfr. Zaccagnini, 1908.
8
Conservati alla Biblioteca Bodleiana di Oxford.
9
Archivio di Stato di Pistoia, Opera di S. Jacopo 34, Libro IV di contratti e testamenti dal
1390 al 1595, c. 23 r., ed. Zaccagnini, 1908.
5
4
studenti. I suoi manoscritti furono catalogati10 e ben conservati fino alla fine del
secolo, ma vennero poi trascurati fino XVIII secolo, periodo in cui rinasce
l’interesse generale per la filologia. Durante questo “periodo buio” una parte dei
codici è stata acquisita da bibliofili stranieri ed ora parte della collezione si trova
alla Biblioteca dell’Arsenal e alla Biblioteca Nazionale di Parigi, alla Biblioteca
Bodleiana di Oxford, alla Biblioteca Universitaria di Leida, alla Biblioteca
Laurenziana e alla Vaticana, mentre quelli rimasti all’Opera San Jacopo furono
trasferiti alla Biblioteca della Sapienza, poi Forteguerriana, dove si trova il
manoscritto qui analizzato. La collezione di Sozomeno costituisce uno dei più
antichi fondi della Forteguerriana ed era ricca in origine di 110 volumi e di tre
carte geografiche; Come già menzionato, quando nel 1730 poté finalmente essere
ospitata in locali idonei, aveva già subito amplissime perdite. Attualmente soltanto
33 dei 110 manoscritti lasciati da Sozomeno vi si conservano.
L’attività di studio e di insegnamento di Sozomeno delinea un percorso
esemplare, ben documentato, che, prendendo le mosse da una formazione
giovanile ancora radicata nella tradizione tardo-trecentesca, giunge agli esiti di
una più ricca e solida interpretazione dei classici latini. Il lavoro interpretativo di
Sozomeno nacque nella scuola, per rispondere all'esigenza di comprendere i testi
classici e per collocarli nel loro contesto storico, al fine di poterli illustrare al
pubblico degli alunni e dei colleghi, ma in seguito divenne un'operazione di
ricerca indipendente da fini pedagogici e diede luogo a lunghi commentari che ci
sono stati trasmessi prevalentemente in forma autografa. Scrisse testi destinati alla
scuola (una grammatica latina e una grammatica greca), ma soprattutto commentò
Giovenale, Persio, Ovidio, Orazio e Seneca, riuscendo a chiarire, in alcuni casi,
passi che per tutto il Medioevo erano rimasti oscuri o male interpretati
Fu molto lodato dai suoi contemporanei per la sua cultura, ma poco
considerato dagli studiosi di oggi, i quali sembrano considerarlo quasi un
“mediocre” rispetto ai suoi più famosi contemporanei o rispetto alla generazione
di Petrarca e dei suoi discepoli. La sua figura di “bibliofilo” lo rende molto
ambiguo e forse poco stimolante, soprattutto per la scarsità di testi pubblicati
Un inventario fu redatto il 30 ottobre 1460 da ser Jacopo di Andrea di Piero Ghibelli,
notaio dell’Opera di S. Jacopo (cfr. Savino, 1976).
10
5
dall’autore (la Cronaca non fu revisionata prima della sua morte), ma fu
certamente una figura molto interessante, non solo per la sua apprezzabile
conoscenza del greco, ma anche per la discreta carriera ecclesiastica e per
l’impegno pedagogico. Il suo apporto ai testi non fu semplicemente quello di
“copista” innanzitutto per la sua solida base grammaticale che, nel caso della sua
copia dell’Iliade, gli impedì di commettere errori vistosi11. Fu certamente un
“minore” rispetto alle grandi personalità del suo tempo, ma non un “mediocre”12.
Gli studi più recenti, ormai acquisiti i principali contributi dell’erudizione
fra XIX e XX secolo, soprattutto dalla sua biografia e dalla storia della Biblioteca
Forteguerriana, cercano soprattutto di definire il contributo di Sozomeno alla
riforma grafica umanistica e al rinnovamento degli studi grammaticali e letterari13.
2. Il contesto culturale di copiatura: il primo Umanesimo
L’Umanesimo deve il suo nome, appunto, all’interesse per gli studia
humanitatis e si sviluppa intorno all’insegnamento, studio e approfondimento
della letteratura antica, soprattutto nella sua prima fase. L’interesse e
l’ammirazione per la lingua latina portò presto gli umanisti a possedere i mezzi
per interpretarne i testi e la cultura: la differenza rispetto all’approccio medievale
risiedeva proprio nel tentativo di avvicinarsi allo spirito classico e di rivivere e
ripensare il passato in termini contemporanei.
Il caso di Sozomeno è particolare perché fu un grande conoscitore del greco
(ma anche del latino) nel cosiddetto “Occidente latino”, contrapposto all’”Oriente
greco”. Non fu certo l’unico, né uno dei pochi, ma fu ricordato e lodato per questo
sia dai suoi colleghi di studi sia dai suoi allievi. Fu un contemporaneo di
grandissime figure come i già citati Guarino Veronese e Poggio Bracciolini, ma
anche di Lorenzo Valla, Flavio Biondo, Leonardo Bruni. Con Bracciolini, durante
il Concilio di Costanza, collaborò alla riscoperta di testi antichi di cui si erano
perse le tracce.
Secondo Clark, Stangl e Giarratano Sozomeno è un buon paleografo e un copista molto
attendibile in quanto meno incline all’emendatio “sul campo” (cfr. (Reynolds, 1986)).
12
Cfr. Martinelli, 1991, p. 9.
13
Questo argomento è approfondito nel par. 3.
11
6
Firenze fu il centro nevralgico di questa “rivoluzione” culturale, come
testimoniano i numerosi manoscritti di questo periodo ora conservati soprattutto
alla Biblioteca Laurenziana, tra autori, copisti e possessori di codici, ma furono i
numerosi viaggi al seguito della Curia a offrire agli umanisti l’opportunità di
visitare monasteri in tutta Europa e di reperire i testi antichi14: infatti molti di essi
avevano incarichi come segretari o vicari (come Sozomeno) di importanti vescovi
o del Papa stesso.
3. La renovatio grafica degli umanisti e il modus scribendi di Sozomeno
L’Umanesimo dà anche il nome al tipo di scrittura latina perfezionato in
quel periodo per sostituire la tortuosa scrittura gotica, prendendo spunto dalla più
sobria minuscola carolina. Questa scrittura fu quella prescelta per i primi piombi
dei caratteri a stampa e da essa deriva la grafia moderna.
Sozomeno si colloca a cavallo di questa renovatio grafica. Nei suoi scritti
giovanili si riconoscono, come in tutti i suoi contemporanei, due modi scribendi:
una littera textualis per i testi letterari, e una grafia “bastarda” più razionale e
corsiva, visibile nei suoi quaderni scolastici. Col tempo la prima verrà sostituita
dalla littera antiqua pura, appresa a Firenze, ma in una veste più corsiva rispetto
all’antiqua fiorentina, rifacendosi alla carolina del IX secolo15, una sorta di
renovatio nella renovatio; questa caratteristica rimane costante per tutta la sua
“carriera” di copista e contraddistingue decisamente la sua mano16.
Per quanto riguarda la scrittura greca, è piuttosto probabile che questa sia
frutto di una frequentazione diretta o indiretta con Guarino Veronese17. Infatti si
Opportunità che spesso non fu sfruttata al meglio poiché gli studiosi tendevano ad
abbandonare il proprio modello una volta copiato, ritenendo la propria copia migliore. (cfr.
Reynolds, 1986)
15
“Sembra proprio che, a partire da Guarino, si sia fatta strada (…) un’idea di travestimento
‘all’antica’ della scrittura in qualche modo alternativa a quella fiorentina. (…) Se a Firenze, come
si è detto, il modello ideale ed integrale è rappresentato dal codice del secolo XI o XII, la linea
veneta sembra rifarsi a modelli del secolo VIII e IX , cioè alla scrittura minuscola più antica che a
quel tempo fosse dato di conoscere, interpretata con grande libertà e senza rinunciare, almeno
come tentativo, a spingersi ancora più indietro.” (De Robertis, 1998 p. 70)
16
Cfr. Casamassima, 1996.
17
Il tirocinio presso Guarino Veronese era una pratica molto comune tra gli studiosi
fiorentini (cfr. Casamassima, 1996 p. 187-195) e sappiamo che molti copisti non di professione,
ma spinti da necessità scolastiche, tendevano a riprodurre fedelmente la scrittura del maestro (cfr.
De Robertis, 1998 p. 69)
14
7
inserisce in un modello scolastico corrente a Firenze nel primo ventennio del
Quattrocento, che derivava dagli insegnamenti di Guarino18, a sua volta allievo di
Manuele Crisolora. Sozomeno, durante il noviziato a Firenze, studia certamente la
lingua greca sul manuale di Crisolora, che egli stesso aveva copiato, ma tra il
1396 e il 1400, quando egli insegnava a Firenze, era troppo giovane per poter
frequentare le sue lezioni e imparare da lui la scrittura greca. Questo modello di
scrittura unisce antico e moderno, librario e corsivo, ed è particolarmente
congeniale alla mano di Sozomeno.
4. La fortuna di Omero e l’editio princeps
Cicerone dice nel De Oratore19 che testi omerici furono ordinati per la
prima volta da Pisistrato nel VI secolo a.C. con l’intento di allestire una copia
ufficiale della città di Atene, ma altrettanto si fece nelle altre città greche, cosicché
si crearono delle edizioni κατὰ πόλεις ufficiali. A loro volta si diffusero delle
rapsodie da recitare in occasioni conviviali oppure negli ambienti scolastici, ad
esempio nella Biblioteca del Liceo di Aristotele, fondata nel IV secolo a. C..
Il testo omerico come noi lo conosciamo fu però messo a punto in età
ellenistica (III-II sec. a.C.) dai filologi della Biblioteca di Alessandria, per i quali
costituì il principale oggetto di studi. Se ne occuparono infatti cinque fra i primi
sei bibliotecari, che furono anche i più famosi letterati del loro tempo: Zenodoto,
Apollonio Rodio, Eratostene, Aristofane e Aristarco.
Nel caso specifico di Omero, si può osservare chiaramente il frutto del
lavoro dei filologi, infatti nei pochi papiri conservatisi che risalgono al III sec.
a.C., le porzioni di testo sono molto diverse da quello che è stato tramandato dai
codici fino alle edizioni stampate. Ciò significa che gli editori alessandrini non
solo hanno stabilito un canone omerico, ma sono anche riusciti a imporlo sia
attraverso le copie a disposizione del pubblico, sia attraverso una squadra di
amanuensi professionisti che preparava copie da mettere in commercio.
Cfr. De Robertis, 1998 p. 65-79.
“primus Homeri libros confusos antea sic disposuisse dicitur, ut nunc habemus” Cic., De
Or. III.137.
18
19
8
Zenodoto di Efeso, primo bibliotecario, è anche considerato il primo
filologo omerico. Egli stabilì una sua edizione a partire da un testo di base, forse
l’edizione pisistratide, su cui sarebbe intervenuto con appositi segni (es. l’ὄβελος)
per annotare le varianti riscontrate nei cosiddetti wild papyri, cioè le rapsodie
diffuse in tutto il territorio greco. È opera sua anche la divisione canonica in 24
rapsodie per ciascuno dei poemi.
Il suo successore, Aristofane di Bisanzio, non apportò grosse modifiche a
parte l’inserzione degli accenti e degli spiriti, considerati una sua invenzione.
Il più importante dei filologi alessandrini fu Aristarco di Samotracia, il
quale curò un’edizione accompagnata da una serie di commenti, gli υπομνήματα,
al quale il testo rimandava direttamente grazie all’uso di segni critici, che
Aristarco riprende da Zenodoto e amplia a sua volta. Questo sistema era utilizzato
anche per proporre congetture proprie senza intervenire troppo su un testo “sacro”
come quello omerico20. Purtroppo l’inconveniente di dover consultare un altro
libro ha fatto sì che la maggior parte dei commentari andasse perduta, ma se ne
conserva un esempio negli scolii del Marcianus 454, considerato l’erede migliore
dell’edizione di Aristarco, che da quel momento in poi si impone sulle altre. In
generale, il merito principale degli alessandrini fu l’introduzione del criterio
“Ὅμηρον ἐξ Ὁμήρου σαφηνίζειν”, ma anche del suo contrario, cioè del criterio
per cui molti vocaboli che ricorrono una volta sola possono essere altrettanto
genuini. Dal 150 a.C. sparirono le altre versioni testuali e si impose un unico
testo; tutti i papiri ritrovati databili da quel momento in poi corrispondono ai
nostri manoscritti medievali: la vulgata medievale è la sintesi di tutto.
Certamente il testo omerico ebbe molto successo tra il pubblico romano,
basti pensare che tradizionalmente si considera l’Odusia di Livio Andronico come
prima opera letteraria in lingua latina e, in seguito, fu scelto come modello da
Virgilio per l’Eneide, il poema che celebra l’Impero. Infatti la Roma imperiale,
Infatti molti interventi dei filologi alessandrini non vennero accolti con favore dal
pubblico, ad esempio di 413 alterazioni proposte da Zenodoto, soltanto 6 sono state introdotte nel
testo, altre 34 si trovano in gran parte dei manoscritti e 240 non compaiono mai. (cfr. Reynolds,
1986)
20
9
anche prima della divisione in Oriente e Occidente, era sostanzialmente bilingue e
la letteratura greca godeva di grande diffusione.
Tuttavia, dopo la divisione dell’Impero, e soprattutto con la fine dell’Impero
di Occidente, nell’arco di alcuni secoli si vengono a delineare due mondi separati
sia dalla lingua che dalla cultura, definiti “Oriente greco” e “Occidente latino”.
In Oriente la cultura greca classica sembra, per un certo periodo, entrare in
contrasto con i dettami della Chiesa cristiana21, ma i pregi letterari dei classici
erano tali da rimanere comunque oggetto di studio, anche da parte dei Padri della
Chiesa22. Mantennero così il proprio posto i principali testi antichi che avevano
salde radici nell’insegnamento scolastico23, anche quando questo passò nelle mani
della Chiesa, e certamente Omero era fra questi. Nel IX secolo si verificò anche a
una rinascita della filologia, guidata dalla carismatica figura di Fozio24,
compilatore della Biblioteca, e alla nuova università di Costantinopoli. È in questo
periodo che alcuni dotti cercano di recuperare i grandi testi dell’antichità, anche in
concomitanza
con
il
passaggio
dalla
maiuscola
alla
minuscola
(metacharakterismos), e già nel X secolo i bizantini avevano ripreso a studiare
con interesse i testi di Omero e dei poeti antichi, come testimoniano alcuni
manoscritti vergati in questo periodo, primo tra tutti il Marcianus 454.
Un contributo importante alla filologia omerica, non tanto per la sua
originalità, quanto per la sua rassegna degli studi precedenti25, venne nel XII
secolo da Eustazio di Tessalonica, autore di un ampio commentario ad Omero che
si sofferma soprattutto sulle interpretazioni allegoriche e critica Aristarco per non
averle adoperate26, ma, sul piano tecnico, non ci sono grandi progressi rispetto ai
Cfr. Gigante, 1990.
Ad esempio Gregorio di Nazianzo, che criticava i cristiani troppo intransigenti (cfr.
Reynolds, 1986); dice, inoltre, Marcello Gigante “Nel IV secolo con gli stessi grandi padri della
Chiesa l’eredità pagana penetra utilmente nella coscienza cristiana. Nei secoli V-VI le due
Letterature sono studiate insieme. Molto proficuamente, anche grazie a esempi di prima mano, il
fenomeno della censura indagato da Wilson ci rappresenta una realtà favorevole ai classici.” (cfr.
Gigante, 1990)
23
L’educazione letteraria precedeva la retorica e la filosofia e “l’adozione di un testo era la
garanzia che sarebbe sopravvissuto” (cfr. Wilson, 1990)
24
Tuttavia Fozio non si occupa di Omero, né di altri autori molto conosciuti, probabilmente
perché presenti stabilmente nei programmi d’insegnamento (cfr. Wilson, 1990).
25
Cfr Wilson, 1990.
26
Cfr. Reynolds, 1986.
21
22
10
commenti antichi. Questa ennesima rifioritura degli studi fu però interrotta
dall’occupazione dei Franchi dal 1204 al 1261, con l’unica eccezione del
contributo del tema di Otranto e soprattutto del monastero di San Nicola, dove
vennero prodotte delle copie di Omero.
Tra il XIII e il XIV secolo, con il ritorno dei bizantini a Costantinopoli, si
aprì una stagione di nuovi contatti tra Oriente ed Occidente non dettati soltanto da
ragioni politiche e commerciali. Per quanto riguarda la filologia, durante l’età dei
Paleologi si verifica un’evoluzione del metodo filologico che lo avvicina alla
fililolgia moderna nell’ambito di alcuni “circoli” riuniti intorno a personalità
influenti27.Una figura importante fu quella di Massimo Planude (ca. 1255-1305)
che, durante una missione diplomatica a Venezia, acquisì un’ottima conoscenza
del latino, ma egli non si occupò di filologia omerica28. Oltre al suo “circolo”, si
ricorda anche quello di Demetrio Triclinio, che sviluppa un metodo di recensio
alla maniera degli Umanisti occidentali, ma neppure lui si occupa di Omero.
Nel 1453 Costantinopoli fu presa dai turchi; un grandissimo numero di
profughi migrarono da oriente verso occidente, portando con sé una gran mole di
manoscritti. Questo accadde fortunatamente in concomitanza con lo sviluppo
dell'Umanesimo, i cui protagonisti seppero apprezzare le nuove acquisizioni.
Per quando riguarda l’Occidente latino, con il declino dell’Impero il greco
cadde in disuso, tranne nell’Italia meridionale, dove si manifestò un nuovo
interesse per la lingua nel IX secolo, ma è con il consolidarsi dell’Umanesimo che
l’interesse per i classici greci torna a farsi vivo, anche grazie all’influenza delle
comunità greche meridionali. È noto che il Petrarca (1307-74) prese lezioni di
greco dal monaco Baarlam, ad Avignone, ma questo non gli bastò per riuscire a
leggere la copia di Omero che ricevette da un ambasciatore bizantino, e che il
Boccaccio convinse l’allievo di Barlaam, Leonzio Pilato, a tenere per qualche
anno lezioni di greco a Firenze. Fece anche delle traduzioni di Omero in latino,
27
28
Cfr. Wilson, 1990.
Cfr. Reynolds, 1986.
11
ma erano piuttosto rozze, almeno finché non furono migliorate da Coluccio
Salutati29.
Più fruttuosi furono i contatti con Costantinopoli attraverso le missioni
diplomatiche che, quasi un secolo dopo Planude, portarono in Italia Manuele
Crisolora, il primo a tenere lezioni regolari, che ebbe come allievi anche i già
citati Guarino Veronese e Leonardo Bruni. È in questo contesto che si colloca il
manoscritto di Sozomeno.
Un nuovo impulso allo sviluppo e alla diffusione dei classici greci in
Occidente fu dato dalla figura del cardinale Bessarione, che si traferì in Italia
portando con sé una vastissima collezione di codici, tra cui il Venetus Marcianus
454, e che creò a Roma un circolo di letterati greci e italiani, tra cui figurano
Poggio Bracciolini e Lorenzo Valla, il quale scrisse una propria “interpretazione”
dell’Iliade in prosa latina30. È iniziata “l’epoca nuova in cui Bisanzio consegna
l’eredità a Firenze”31
Con la diffusione della stampa, la richiesta di libri greci in Occidente
rimaneva piuttosto bassa, tanto da indurre i tipografi a rinunciare a pubblicare le
editiones principes delle principali opere greche. La svolta venne con la creazione
della casa editrice di Aldo Manuzio, specializzata nei testi greci, a Venezia, e non
nella Firenze di Lorenzo il Magnifico, per accedere più facilmente alla collezione
di Bessarione, qui conservata. Tuttavia l'editio princeps dell'Iliade e dell’Odissea
è stata stampata nel 1488 a Firenze a cura di Demetrio Calcondila, che in quegli
anni insegnava nello Studio fiorentino, per la parte filologica, e di Demetrio
Damila da Creta per quella tipografica32. Fu il primo libro greco stampato a
Firenze, in un’edizione molto lussuosa, il cui colofone recita “L’Opera omnia di
Omero a stampa è giunta oramai alla conclusione, per volontà di Dio, a Firenze,
grazie ai finanziamenti di nobili ottimati, studiosi di lettere greche, Bernardo e
Nerio di Tanai de’ Nerli fiorentini, ed alla fatica ed alla abilità di Demetrio
Milanese Cretese, in grazia degli uomini colti ed appassionati di letteratura greca,
Cfr. Reynolds, 1986.
Cfr. Reynolds, 1986.
31
Cfr. Gigante, 1990 p. 90.
32
Cfr. Braccini, 2005.
29
30
12
nell’anno della Natività mille e quattrocento ottantotto, il nono giorno del mese di
Dicembre”33. La lettera dedicatoria è di Bernardo de’ Nerli, allievo di Calcondila,
a Piero Medici. L’officina di stampa, suppone Ridolfi34, potrebbe essere la stessa,
anonima, in cui ha visto la luce l’opera omnia di Virgilio.
Le prime edizioni aldine, furono invece ristampate ben 3 volte, nel 1504,
1517, 1512, indice questo senza dubbio del gran successo tra il pubblico dei
poemi omerici.
5. Il manoscritto
Sozomeno copiò l’A55 nel I quarto del XV sec. su pergamena e lo fece
miniare da un artista di area veneta, probabilmente padovano, è quindi un’opera di
non scarso valore. Conta 229 folii (di cui 227, 228 e 229 sono bianchi), le sue
dimensioni sono 263x157mm e la rilegatura è in pelle. L’immagine all’inizio del I
canto (folio 1v) rappresenta un vecchio, presumibilmente Omero, in veste di
maestro, laureato e nell’atto di comporre. Alla fine dell’opera Sozomeno stesso ha
sottoscritto in rosso Τέλος Ἰλιάδος. ἀγαθῆ τύχῃ. Considerato descriptus, non è
mai stato collazionato.
Il manoscritto è ordinato e vergato con molta cura, e, nonostante fosse uno
dei primi testi greci copiati da Sozomeno, testimonia la sua conoscenza del greco
già superiore alla media. La precisione del copista e il buono stato di
conservazione lo rendono facilmente leggibile. Presenta per lo più errori di accenti
(in particolare non viene sempre rispettata la convenzione di usare l’accento grave
in fine di parola) e iota sottoscritta, e poche abbreviazioni, spesso usate alla fine
del verso per non uscire dai margini. Si nota la scarsissima, se non quasi
inesistente presenza di errori di banalizzazione e di glosse esplicative.
Ogni lettera iniziale del canto è miniata, secondo lo stile umanistico, con
una vite oro su sfondo blu e prima di ogni canto, tranne il I, c’è una sorta di
“titolo” rubricato che introduce l’argomento principale (es. Intestazione: χῖ δ’ἄρα
τρὶς
περὶ
33
34
τεῖχος
ἄγων
κτανεν
ἕκτορα
ἄχιλλευς,
trad.:
libro
XXII:
Trad. di T. Braccini (Braccini, 2005 p. 230)
Cfr. Ridolfi, R., La stampa in Firenze nel secolo XV, Firenze Olschki, 1958, p. 96, n. I.
13
combattendo/correndo per 3 volte intorno alle mura Achille uccise Ettore), che in
alcuni casi è piuttosto sbiadita.
Soltanto nel I e nel II canto, quando nel testo è citato il nome proprio di un
personaggio (ma non solo, es. I.234 σκῆπτρον, Ϲκῆπτρον im.) questo è
generalmente ripetuto a margine, come una sorta di “segnalibro”.
In questo saggio sono stati collazionati e analizzati i canti I, XII e XXII per
avere un confronto tra il lavoro del copista all’inizio dell’opera, nel mezzo e verso
la fine.
Il I canto, come vedremo in dettaglio, presenta già alcune particolarità e
alcuni errori forse causati dall’iniziale inesperienza del copista con la lingua
omerica, ma in generale è molto preciso e corretto. Nei folii terzo e quarto si
trovano alcune glosse e anche alcune annotazioni di varianti.
Il XII canto è il canto più “pulito” tra quelli analizzati: Sozomeno è molto
più sicuro, ci sono poche correzioni e non ci sono annotazioni o glosse, si notano
soprattutto alcuni errori paleografici e i primi casi di banalizzazioni.
Nel XXII canto ci sono molti più errori del copista rispetto ai precedenti,
forse dovuti alla fatica dell’impresa ormai quasi conclusa, in particolare
abbondano gli errori di accento e le vocali senza iota sottoscritta, e ritornano
alcune correzioni del copista. Rispetto al I canto ci sono meno errori paleografici
ma ci sono più casi di errori di divisio e pronuncia.
14
II. Risultati della collazione
La collazione completa si trova in appendice, in questa sede vengono
classificati e discussi i principali errori del copista, con una particolare attenzione
a quelli che potrebbero fornire indizi sul suo archetipo.
1. Analisi degli errori
1.1 Errori paleografici
Sozomeno è un copista molto accurato e preciso, tuttavia si possono trovare
alcuni errori paleografici che sono importanti indizi per ricostruire l’aspetto del
suo antigrafo.
Un errore paleografico abbastanza comune è la confusione delle lettere ν e
ρ, da cui si deduce che l’antigrafo talvolta tracciasse la ρ “aperta” e che questa
somigliasse molto alla ν minuscola.
Alcuni esempi sono:
1.41 ἐέλδων/ ἐέλδωρ
12.34 ἀν’/ἄρ’
12.351 κῆνυξ/κῆρυξ
22.211 δ’ὕκτονος/δ’ἕκτορος35
Unico caso, nei canti analizzati, in cui ν è confusa con γ è 12.108 ἐγθ’/ἔνθ’.
Sozomeno potrebbe aver confuso κ e ν in 12.408 νέκλετο/κέκλετο.
Nel Pist. A55 si trovano due casi di confusione tra μ e β, che nella
minuscola arcaica erano molto simili:
Di questa lezione si parla in modo più approfondito nel paragrafo II.2 sulle lezioni
interessanti
35
15
1.92 ἀμύβων/ἀμύμων
12.378 ἡ μῶν/ἡβῶν (è anche un errore di divisio)
La confusione tra π e τ si trova soltanto nel I canto:
1.419 ¹a περπικεραύνω ¹b τερπικέραυνω/τερπικεραύνῳ
1.421 ¹ ὠκυτόροισιν 2 ὠκυπόροισιν/ὠκυπόροισι
1.564 οὕπω/οὕτω
Si trovano anche γ confuso con τ, e π confuso con γ, che indicano, almeno
in questi casi, che sull’antigrafo il γ era di modulo maiuscolo:
1.106 κρήτυον/κρήγυον.
1.330 τώτ corr. τώ γ
22.386 γὰρ/πὰρ
In un solo caso la ν e η in 12.233 ἐτεὸη/ἐτεὸν, indica perciò che la ν era
maiuscola.
Ci sono alcuni casi di errore paleografico tra vocali e tra consonanti di
forma “tonda”, cioè α, ε, ο, ω, σ, δ:
12.111 θεράπαντα/θεράποντα
16
12.144 ἰσχή/ἰαχή
12.378 κατέκτω/κατέκτα
22.79 ἑτέρωθε/ ἑτέρωθεν. (il compendio di εν somiglia alla ε minuscola)
22.211 δ’ὕκτονος/δ’ἕκτορος36
22.245 ἔνδρα/ἔναρα
22.393 ἠρώμεθα/ἠράμεθα
22.363 γούωσα/γοόωσα
22.509 κορέσσωνται/κορέσωονται
In un caso vengono confusi i compendi υι e ει: 22.459 πλήθει/πληθυῖ
Nonostante alcuni dubbi, poiché la grafia della ε “rovesciata” è più tarda37,
Sozomeno (o il copista del suo antigrafo) potrebbe aver confuso nei seguenti casi
le vocali α e ε:
1.586 ἀνέσχεο/ἀνάσχεο
12.194 πάντες/πάντας
22.63 καραιζομένους/κεραιζομένους
22.205 ‘εέ/ ‘εά
22.241 ἄπαντας/ἄπαντες
36
37
Vedi nota precedente.
Fa parte del cd. “filone inclinato corsivo” (cfr. Eleuteri - Canart, 1991)
17
22.350 ἔγοντες/ἄγοντες
Potrebbe essere un caso di errore paleografico anche la lezione 12.96
θέρον/φέρον, se nell’antigrafo ci fosse stato un φ tracciato molto corsivamente e
“rovesciato”.
L’unico caso in cui Sozomeno potrebbe aver confuso il simbolo di dieresi
con un accento circonflesso è 22.275 προῖδὼν/προϊδών.
Un caso di confusione tra accento e spirito (che causa anche un errore di
divisio) è 22.294 ἐκ ἀλει/ἐκάλει.
1.2 Errori di pronuncia
Gli errori di pronuncia non sono molto diffusi nei canti collazionati e per lo
più dipendono dalla pronuncia greca medievale delle vocali e del dittonghi.
Confusione τ e θ:
1.258 μάχαις τε /μάχεσθαι, (è testimoniata anche dal cod. Laurentianus
32.47)
1.256 τυμῷ/θυμῷ
22.279 πῶθι/πώ τι (è anche un errore di divisio)
Confusione vocali lunghe e brevi:
1.286 a γέρων ¹bγέρον / γέρον
(1.403 Βριάρεων (ss. ο) / Βριάρεων incluso con alcuni dubbi, perché
potrebbe essere l’annotazione di una variante o una correzione di una seconda
mano)
12.362 τελαμόνιος/τελαμώνιος
18
Confusione pronuncia medievale /i/:
1.258 μάχαις τε /μάχεσθαι
1.579 ἡμῆν/ ἥμιν
12.48 ἰθύσι/ἰθύσῃ
12.122 ἴτιν’/εἴ τιν’
12.281 1aκοιμήσας 1bκοιμίσας/κοιμήσας
12.346 ἔβρησαν/ἔβρισαν (Ludwich segnala questa forma anche nel
Vindobonensis 5)
22.69 μεγάρησι/μεγάροισι
22.179 αὔσῃ/αἴσῃ
22.234 γνωθῶν/γνωτῶν
22.280 εἰ εἴδης/ἠείδης (è anche un errore di divisio)
22.302 υἷι/υἱεῖ
22.360 πήλῃσιν/πύλῃσιν
1.3 Errori di divisio
Sozomeno usa la scriptio continua, ma sembra tentare di distinguere con
piccoli spazi le parole, oltre a utilizzare, quasi sempre correttamente, i segni
diacritici; non è quindi molto difficile notare alcuni errori di divisio, soprattutto
confusione tra suffissi e particelle enclitiche o parole composte che non sono
riconosciute come tali.
1.41 το δέ μοι/τόδε μοι
1.110 τοῦ δ’ἕνεκά/τοῦδ’ἕνεκά
1.128 τριπλῆτε τραπλῆ/τριπλῇ τετραπλῇ (manca anche la iota sottoscritta)
19
1.134 ἦ σθαι/ἧσθαι
1.257 εἰς φῶιν/εἰ σφῶιν
1.271 κατ’’εμαυτὸν/κατ’ἔμ’αὐτον (in Allen “vulg”)
1.296 ¹a ἐγὼ¹b ἔγωγ’/ἔγωγ’
1.503 εἰποτεδήσε/εἴ ποτε δή σε
1.606 οἶκονδε/οἶκον δὲ
12. 358 κεῖθιτε τεύξεται/κεῖθι τετεύξεται
12. 380 ὁρα/ὁ ῥα
12.382 ἡ μῶν/ἡβῶν
12.436 ἐπιῖσα/ἐπὶ ἶσα
22.131ὥρμαι νεμένων/ὥρμαινε μένων
22.175 175 ἤ έ/ἠέ (anche il Venetus A ha questa lezione , ma con lo spirito
aspro)
22.279 πῶθι/πώ τι (è anche un errore di pronuncia)
22.294 ἐκ ἀλει/ἐκάλει (è principalmente un errore paleografico: l’accento,
confuso con uno spirito, ha provocato la divisione del vocabolo).
1.4 Aplografie
12. 100 δότε/εἰδότε “quasi aplografia” dovuta all’uscita simile della parola
precedente (εὖ ει-)
12. 209 μέσοισι/μέσσοισι
12.252 τερπικέραυος/τερπικέραυνος è una “quasi aplografia” (υ e ν si
somigliano in minuscola)
20
12.274 πρόσω/πρόσσω
12.356 πόνοι/πόνοιο
12.363 ἐπέσθω/ἐσπέσθω
12.390 μήτι/μή τις “quasi aplografia”, dovuta all’uscita della parola
seguente, in questo caso, che presenta una lettera di forma simile a quella omessa
dal copista (-σ ἀχαιῶν)
22.47 δέειν/ἰδέειν (δύναμαι ι-)
22.356 εῦ/εὖ “quasi aplografia”, infatti Sozomeno segna soltanto l’apostrofo
e non lo spirito (σ’εὖ).
1.5 Dittografie
1.17 Ἀτρείδα (μάλιστα exp.) /Ἀτρείδαι; in questo caso Sozomeno ricopia
per errore il verso precedente(v.16 “Ἀτρείδα μάλιστα...”) e in seguito espunge la
pericope errata, ma non viene corretta la lezione Ἀτρείδα, che al v. 17 è Ἀτρείδαι.
1.387 1aλάβεε 1bλάβεν/λάβεν
1.422¹a Ἀχαιοοσιν ¹bἈχαιοῖσιν/Ἀχαιοῖσιν
1.434 πέλασαν πέλασαν (exp.)/ πέλασαν
1.479 ἵειε/ἵει
12.421 ἄνέρε/ἀνέρε “quasi dittografia” (interpreta la sequenza apostrofo-
spirito come spirito-accento, “δυ’ἀ-”)
22.189 1aἐλαφοίοιο 1bἐλαφίοιο/ἐλάφοιο
22.206 1aβέλεμμνα 1bβέλεμνα/βέλεμνα
21
1.6 Banalizzazioni
12.145 προπάροιθε/πρόσθε è l’unico vero e proprio caso di banalizzazione,
cioè sostituzione con una forma più corrente nel testo, anziché annotata a fianco
come glosse, come fa di solito, potrebbe quindi essere una lezione copiata
dall’antigrafo. Gli altri errori segnalati sono più che altro spostamenti di accenti
secondo la forma più corrente e un caso, credo, in cui confonde un vocativo con
un più usuale nominativo.
12.164 Zεῦς/Ζεῦ
12.289 ὑπὲρ/ὕπερ
12.350 εὖ/ἔυ
12.363 εὖ/ἔυ (omologazione con v.350)
1.7 Errori polari
12. 296 ἔκτοσθεν/ἔντοσθεν (Ludwich segnala questa lezione anche
nell’Ambrosianus J 58 p. sup.)
22.155 κακαί/καλαί
1.8 Trasposizioni
1.23 ἀλγαὰ/’αγλαὰ
1.9 Omissioni
1.144 εἶ/εἶς
1.251 om. οἵ
22
om. 1.254 “ὧ πόποι, ἧ μέγα πένθος Ἀχαιίδα γαιαν ἱκάνει”; Allen segnala
che è omesso anche nel Par. 2767, non collazionato da Ludwich. Potrebbe essere
causato da un errore di “pronuncia”, cioè Sozomeno, o il copista di un manoscritto
antenato, avrebbe letto allo stesso la prima lettera del v.253 (“ὅ σφιν...”) e quella
del v. 254 (“ὧ”) e avrebbe omesso il secondo per aplografia.
1.276 om. οἱ
1.349 νόφιν/νόσφι
1.423 μτ’/μετ’
1.458 εὔξατο/εὔξαντο
1.462 om. δ’
1.494 ¹a ἔοτες ¹bἔοντες /ἔοντες
1.499 πολυδείαδος /πολυδειράδος
1.596 δέξαντο/ἐδέξαντο; (di per sé non è un errore insolito, ma né Ludwich
né Allen segnalano questa lezione altrove.)
12.81 ἄτο/ἆλτο
om. 22.252 “μεῖναι ἐπερχόμενον νῦν αὖτέ με θυμὸς ἀνῆκε”; probabilmente
anche questo errore è causato da una certa somiglianza dell’inizio dei versi 252 e
253, rispettivamente μεἰναι e στήμεναι.
22.280 ἔφη/ἔφης
22.286 om. χροι; Sozomeno in questo stesso verso scrive la lezione ἐνὶ in
luogo di ἐν, perciò l’omissione della parola successiva potrebbe essere un saut du
même au même
om. 22.399 ἐς δίφρον δ᾽ ἀναβὰς ἀνά τε κλυτὰ τεύχε᾽ ἀείρας
22.481 δύμορος/δύσμορος
Omissione o inserzione del –ν efelcistico
23
1.4 κύνεσσι/κύνεσσιν
1.349 νόφιν/νόσφι (c’è anche l’omissione del σ, come già segnalato sopra)
1.421 ¹ ὠκυτόροισιν 2 ὠκυπόροισιν/ὠκυπόροισι
1.479 τοῖσι/τοῖσιν
1.10 La iota sottoscritta
Il caso della iota sottoscritta è una “nota dolente” per Sozomeno, infatti
mentre ci sono già alcuni casi di iota mancante nel I canto, il numero aumenta
decisamente nei successivi, in particolare nel XXII, dove ricorrono moltissimi
casi; ma ci sono anche alcuni casi inversi, dove Sozomeno mette la iota
sottoscritta per ipercorrettismo. Molto probabilmente, come nel. Pistoriensis,
nell’antigrafo la iota era segnata con un punto sotto la vocale interessata, era
quindi difficilmente visibile o confondibile con altri simboli.
Canto I
24 θυμῶ/θυμῷ
133 ἔκης/ἔκῃς
30 ἠμετέρω/ἠμετέρῳ
185 εἴδῆς/εἴδῇς
61 δαμᾶ/δαμᾷ
186 στυγέη/στύγέῃ
82 τελέσση/τελέσσῃ
203 ἴδης/ἴδῃ
91 ἐστι στρατῶ /ἐνὶ στρατῷ (in
205 ἧς/ᾗς
A S B M Ω)
219 κώπη/κώπῃ
98 φίλω/φίλῳ
230 εἴπη/ εἴπῃ
127 θεῶ/θεῷ
242 θνήσκοντες/θνῄσκοντες
128 τριπλῆ/τριπλῇ
251 καπνῶ/καπνῷ
132 νόω/νόῳ
258 βουλῃ/βουλὴν
24
273 μύθω/μύθῳ
πεποίθης/πεποίθῃς
(324 δῴησιν/δώῃσιν)
527 κεφαλῆ/κεφαλῇ
345φίλω /φίλῳ
543 νοήσης/νοήσῃς
351 φίλη/φίλῃ
554 ἐθέλησα/ἐθέλῃσα
368 τᾲ/τὰ
555 παρείπη/παρείπῃ
383 θνῆσκον/θνῇσκον
559 τιμήσης/τιμήσῃς
384 πάντη/πάντῃ
ὀλέσης/ὀλήσῃς
418 κακῆ/κακῇ
565 μύθω/μύθῳ
438 ἑκηβόλω/ἑκηβόλῳ
566 Ὀλύμπω/Ὀλύμπῳ
441 φίλω/φίλῳ
576 νικᾶ/νικᾷ
443 Φοίβω/Φοίβῳ
585 φίλη/φίλῃ
447 θεῶ/θεῷ
592 ἠελίω/ἠελίῳ
460 κνίσση/κνίσῃ
593 λήμνω/λήμνῳ
462 σχίζης/σχίζῃς
607 ἑκάστω/ἑκαστῳ
499 κορυφῆ/κορυφῇ
Canto XII
501 δεξιτερῆ/δεξιτερῇ
15δεκάτω/δεκάτῳ
504 ἔργω/ἔργῳ
ἐνιαυτῶ/ἐνιαυτῷ
504 κρῄῃνον/κρήηνον
40 ἀέλλη/ἀέλλῃ
519 ἐρέθησιν/ἐρέθῃσιν
48 ὅππη/ὅππῃ (S M G Y)
521 μάχη/μάχῃ
τῆ/τῇ
522 νοήση/νοήσῃ
51 ἄρκω/ἄρκῳ
524 κεφαλῆ/κεφαλῇ
63 ἀυτῆ/ἀυτῇ
25
72τάφρω/τάφρῳ
214 πολέμω/πολέμῳ
ὀρυκτῆ/ὀρυκτῇ
224 μεγάλω/μεγάλῳ
76 τάφρω/τάφρῳ
226 κόσμω/κόσμῳ
84 ἡνιόχω/ἡνιόχῳ
227 χαλκῶ/χαλκῷ
85 τάφρω/τάφρῳ
δηώσωσιν/δῃώσωσιν
107 μελαίνῃσι/μελαίνῃσιν
241 βουλῆ/βουλῇ
109 βουλῆ/βουλῇ
250 ἐμῶ/ἐμῷ
118 ἀριστερὰ/ἀριστερά
260 γαίη/γαίῃ
τῆ/τῇ
271 πολέμω/πολέμῳ
120 τῆ/τῇ
275 δῴησιν/δώῃσιν
124 τῆ/τῇ
281 καλύψη/καλύψῃ
130 βροτολοιγῶ/βροτολοιγῷ
286 ἐπιβρίση/ἐπιβρίσῃ
138 μεγάλω/μεγάλῳ
300 ἔη/ἔῃ
168 ὁδῶ/ὁδῷ
302 εὕρησι/εὕρῃσι
177 πάντη/πάντῃ (S M G X Y,
317 εἴπη/εἴπῃ
Rhet. VII 1251, 2. VIII 768, 5. 792,
341 βίη/βίῃ
11)
388 ἰῶ/ἰῷ
178 δὲ/δέ ἀνάγχη/ἀνάγχῃ
389 ἧ/ᾗ
194 πουλυτείρη/πουλυτείρῃ
396 χαλκῶ/χαλκῷ
199 τάφρω/τάφρῳ
410 ἰφθίμω/ἰφθίμῳ
206 μέσω/μέσῳ
411 μούνω/μούνῳ
ὁμίλω/ὁμίλῳ
ῥηξαμένω/ῥηξαμένῳ
213 βουλῆ/βουλῇ
26
422 ἐπιξύνω/ἐπιξύνῳ
ἀργαλέη/ἀργαλέῃ
423 χώρω/χώρῳ
64 γαίη/γαίῃ
427 χαλκῶ/χαλκῷ
αἰνῆ/αἰνῇ
428 ὅτω/ὅτῳ
70 θυμῶ/θυμῷ
430 πάντη/πάντῃ
71 νέω/νέῳ
452 ἑτέρη/ἑτέρῃ
72 Ἀρικταμένω/Ἀρικταμένῳ
463 θοῆ/θοῇ
δαδαιγμένω/δεδαιγμένῳ
χαλκῶ/χαλκῷ
χαλχῶ/χαλχῷ
464 σμερδαλέω/σμερδαλέῳ
86 κατακτάνη/κατακτάνῃ
93 χειῆ/χειῇ
Canto XXII
μένησιν/μένῃσι
23 θέησι/θέῃσι
95 χειῆ/χειῇ
28 ἀμολγῶ/ἀμολγῷ
97 πύργω/πύργῳ
39 ἐπισπης/ἐπισπῃς
107 ᾗφι/ἧφι
49 στρατῶ/στρατῷ
βίῃφι/βίηφι)
53 ἐμῶ/ἐμῷ
110 αὐτῶ/αὐτῷ
θυμῶ/θυμῷ
110 πόλῃος/πόληος
55 θάνης/θάνῃς
114 αὐτη/αὐτῃ
56 σαώσης/σαώσῃς
130 ὁπποτέρω/ὁπποτέρῳ
58 πηλείδη/πηλείδῃ
132 ἐνυαλίω/ἐνυαλίῳ
ἀμερθῆς/ἀμερθῇς
πτολεμιστῆ/πτολεμιστῇ
61 αἴση/ἄισῃ
133 αὐγή/αὐγῇ
27
149 λιαρῶ/λιαρῷ
283 μεταφρένω/μεταφρένῳ
151 χαλάχη/χαλάχῃ
286 σῶ/σῷ
152 κρυστάλλω/κρυστάλλῳ
302 ἑκηβόλω/ἑκηβόλῳ
157 τῆ/τῇ
317 ἀμολγῶ/ἀμολγῷ
171 κοπυφῆσι/κορυφῇσι
318 οὐρανῶ/οὐρανῷ
172 ἀρκοτάτη/ἀρκοτάτῃ
320 δεξιτερῆ/δεξιτερῇ
183 θυμῶ/θυμῷ
δίώ/δίῳ
185 ὅπη/ὅπῃ
321 ὅπη/ὅπῃ
191 λαθήσι/λάθῃσι
326 τῆ/τῇ
θάμνω/θάμνῳ
330 κονίης/κονίῃς
192 εὕρηι/εὕρῃ
351 χρυσῶ/χρυσῷ
199 ὀνείρω/ὀνείρῳ
360 σκαιῆσι/σκαιῇσι
213 ὤκετο/ᾤκετο
πήλῃσιν/πύλῃσιν
218 δηώσαντε/δῃώσαντε
366 ἐθέλη/ἐθέλῃ
242 λυργῶ/λυργῷ
374 κηλέω/κηλέῳ
246 σῶ/σῷ
392 γλαφυρῆσι/γλαφυρῇσι
247 κερδοσύνη/κερδοσύνῃ
394 θεῶ/θεῷ
257 Δώη/δώῃ
402 κονίησι/κονίῃσι
268 μιμνήσκεο/μιμνῄσκεο
404 ἑῆ/ἑῇ
271 ἐμῶ/ἐμῷ
γαίη/γαίῃ
δαμάα/δαμάᾳ
408 ὤμωξεν/ᾤμωξεν
276 γαίη/γαίῃ
409 κωκυτῶ/κωκυτῷ
28
οἰμωγῆ/οἰμωγῇ
479 πλάκω/πλάκῳ
419 ἐλεήση/ἐλεήσῃ
480 δόμω/δόμῳ
420 τῶδε/τῷ γε
483 στυγερῶ/στυγερῷ
440 μυχῶ/μυχῷ
485 τούτω/τούτῳ
449 δμωῇσιν/δμῳῇσιν
487 φύγη/φύγῃ
451 αὐτῆ/αὐτῇ
488 τούτω/τούτῳ
457 καταπαύση/καταπαύσῃ
495 ὑπερώην/ὑπερῴην
461 αὐτῆ/αὐτῇ
504 εὐνῆ/εὐνῇ
473 γαλόω/γαλόῳ
μαλακῆ/μαλακῇ
476 τρωῇσιν/τρῳῇσιν
505 πάθησι/πάθῃσι
478 τροίη/τροίῃ
512 κηλέω/κηλέῳ
1.11 Errori di accento
Si è scelto di segnalare innanzitutto i casi in cui Sozomeno non rispetta la
convenzione dell’accento grave in fine di parola, considerati non significativi.
Canto I
401 θεὰ/θεά
1 θεὰ/θεά
Canto XII
5 βουλὴ/βουλή
118 ἀριστερὰ/ἀριστερά
9 υιὸς/υιός
188 Λεοντεὺς/Λεοντεύς
54-58-84 ἀχιλεὺς/ἀχιλλεύς
183 υιὸς/υιός
195-206-208 θεὰ/θεά
287 θαμειαὶ/θαμειαί
225 οἰνοβαρὲς/οἰνοβαρές
382 ἀνὴρ/ἀνήρ
29
Canto XXII
306 ὀξὺ/’οξύ
37 ὀρεγνὺς/ὀρεγνύς
314 καλὸν/καλόν
69 πυλαωροὺς/θυραωρούς
318 ἀστὴρ/ἀστήρ
112 βριαρὴν/βριαρήν
321 καλὸν/καλόν
116 ἀρχὴ/αρκή
326 ἀχιλλεὺς/’αχιλλεύς
177 θεὰ/θεά
376 ἀχιλλεὺς/ἀχιλλεύς
212 λαβὼν/λαβών
421 πηλεὺς/πηλεύς
214 ἀχιλλεὺς/ἀχιλλεύς
431 δειλὴ/δειλή
Di seguito sono elencati alcuni errori di accenti commessi dal copista, in
particolare i casi in cui sembra rispettare la convenzione dell’accento grave dove
non va applicata.
Canto I
188 ὑιόν/ὑιὸν
145 ὀδυσσεύς/ὀδυσσεὺς
230 τόν/τὸ
340 πρός (corr. πρὸς)
251 τοί/τοὶ (Ub Q)
330 τώ/τὼ
Canto XII
397 σαρπηδών/σαρπηδὼν
1 υἰός/υἰὸς
447 τόν/τὸν (Ub Q)
14 πολλοί/πολλοὶ Ub
468 τοί/τοὶ (M2 Ub Q)
27 αὐτός/αὐτὸς Ub2 P Q
470 δαναοί/δαναοὶ (M J P Q)
32 ποταμούς/ποταμοὺς
101 Σαρπηδών/Σαρπηδὼν (Q)
Canto XXII
179 θεοί/θεοὶ
77 πολιάς/πολιὰς
30
166 θεοί/θεοὶ
327 ἀντικρύ/ἀντικρὺ
169 ἐμόν/ἐμὸν
332 ἐμέ/ἐμὲ
275 τό/τὸ
376 τόν/τὸν
299 ἐμέ/ἐμὲ
463τόν/τὸν
312 θυμόν/θυμὸν
1.12 Altri errori
Un errore interessante è 1.10 κακὸν (Ω: κακήν), probabilmente causato da
νοῦσον, στρατὸν e ολεκόν-(το ss.), ma è un errore insolito per Sozomeno (e
soprattutto l’unico caso riscontrato in questa collazione), soprattutto nel I Canto in
cui è particolarmente attento alla trascrizione esatta del testo dal suo antigrafo e,
come si vedrà più avanti, a segnare anche alcune varianti sopra la lezione
trasmessa nel testo.
La lezione κοίλῃς (v.1.89) è stata corretta da Sozomeno in κοίλῃσι, come
attestato anche dal codex Laurentianus 32.15, forse deriva dalla errata lettura di un
semplice accento, che Sozomeno ha confuso con una correzione.
La lezione ἐστΐ στρατῶ (v.1.91) è probabilmente una decifrazione errata
della lezione ἐνὶ στρατῷ comune alla maggior parte dei testimoni, ma
generalmente scartata dagli editori in favore di Ἀχαιῶν.
La lezione βωτιανείρῃ (v 1.155) viene corretta in βωτιηνείρῃ. Ludwich non
segnala questa variante, ma potrebbe essere una “dittografia” della η successiva.
La lezione δ’ del v.1.286 potrebbe essere stata causata da una lacuna o da
una macchia di inchiostro sulla η della lezione corretta δὴ
Il caso di βῆτε (v.1.310)in luogo di βῆσε, potrebbe essere un caso di errore
paleografico, se nell’antigrafo, o in un antenato, la σ fosse stata “aperta”.
31
La lezione ἵππους (ἴππος v.12.58) non è giustificabile dal punto di vista del
contesto, perché il soggetto della frase dovrebbe essere singolare38, potrebbe forse
essere un errore paleografico, ma sarebbe l’unico caso riscontrato nei canti
analizzati in questa sede.
In due casi il sostantivo ἔπαλξις, “parapetto” è forse confuso con l’aggettivo
ἐπάξιος, “degno”. Questo è un errore insolito per Sozomeno, che aveva una
preparazione molto solida nella lingua greca.
12.375 ἐπάξεις/ἐπάλξεις
12. 424 ἐπάξιες/ἐπάλξιες
La lezione del v.12.342, ἐπ* è probabilmente una dittografia corretta
immediatamente dal copista.
2. Lectiones singulares significative
In questa sede sono elencate e analizzate alcune delle lezioni più
significative riscontrate in questa collazione, e si è tentato di fare, dove possibile,
una diagnosi il più possibile accurata sulla base del modus scribendi di Sozomeno.
Per quanto riguarda le varianti dei nomi propri dei protagonisti, Sozomeno
sembra seguire una regola precisa soltanto nel I canto, dove preferisce la lezione
Ἀχιλεὺς (es. v.7) a Ἀχιλλεὺς, e Ἀγαμέμνων (es. v.94 dove si legge “Ἀγαμένων”
corretto da Sozomeno stesso, e v.103) al nominativo, ma la forma “scempia” negli
altri casi, come Ἀγαμένονι (v.24) e Ἀγαμένονα (v.90). Usa indifferentemente le
due varianti negli altri due canti analizzati, per cui troviamo, ad esempio Ἀχιλλεὺς
in 22.14.
La lezione δεκάδῃ in luogo di δεκάτῃ
di 1.54 è il primo caso del
Pistoriensis in cui si trova la sonora al posto della sorda. La confusione tra
occlusive sorde e sonore è un errore tipico dei copisti di origine tedesca, per i
vv. 58-59 “ἔνθ᾽ οὔ κεν ῥέα ἵππος ἐΰτροχον ἅρμα τιταίνων / ἐσβαίη, πεζοὶ δὲ μενοίνεον εἰ
τελέουσι.”
38
32
quali i grafemi t e d (ma anche p e b ecc.) erano omofoni; probabilmente la
confusione poteva estendersi anche ai grafemi τ e δ. Questo non è però il caso di
Sozomeno, di origine sicuramente italiana. È più probabile l’influsso del latino
“dècade”, oppure un errore dovuto alla pronuncia pistoiese delle desinenze –ate, ute, -tore, es. civiltade, servitude e imperidore39. Questo spiegherebbe anche i
seguenti casi del canto XII:
12. 272 τότε/τόδε
12.285 τέ/δέ (anche nel Cantabrigensis collegii Corporis Christi)
12.322 τόντε/τόνδε
Alla fine del verso 1.77 la prima lezione annotata da Sozomeno è ἀρήξεις,
corretta a margine dallo stesso in ἀρήξειν, ma una seconda mano, o forse
Sozomeno stesso40, ha annotato il compendio ς nel testo. Ludwich non segna una
lezione “ἀρήξαις”, mentre Allen segna la lezione “ἀρήξαι” del codex Palatinus
222.
Lo stesso compendio viene aggiunto, dalla stessa mano, sopra la lezione
(corretta) σαώσεις (v.1.83). La lezione σαώσαις è attestata anche dal codex
Oxoniensis Laudianus o Bodleianus 731.
Nella collazione, sebbene parziale, si nota che in certi casi Sozomeno
confonde e le vocali ε e ι; questo potrebbe essere un altro caso di influsso della
pronuncia pistoiese arcaica che, principalmente in caso di i protonica in italiano
letterario, si pronunciava e41.
Questi sono i casi collazionati:
1.122 κυδέστε/κυδίστε
1.184 Βρεσηίδα corr. Βρισείδα/Βρισηίδα
Cfr. Bruner, 1894 pp. 45-46
Di solito Sozomeno corregge gli errori cancellando la lezione o la lettera errata, non è
perciò una correzione dell’autore, ma una variante annotata in seguito dal copista stesso o da
un’altra mano.
41
Cfr. Bruner, 1894 pp. 25-26
39
40
33
12. 239 1aἠέλεόν 1bἠέλιόν/ἠέλιόν
Il testo, come già detto, è molto ordinato e raramente presenta note o
annotazioni a margine. Tuttavia nei ci sono, soprattutto nelle prime pagine, alcuni
interventi: l’annotazione “φεῦ” sopra il lamento “ὤ μοὶ” al v. 1.149; al v.198
sopra ὀίω si legge μονο; al v.1.202 τίπτ’ è stato glossato con “τίποτε”, la forma
più corrente; in interlinea tra i vv.1.204 e 205 si legge “ἰδ’’΄” forse una correzione
riferita a ἴδης (v.1.203); al v. 219 ἐφη in interlinea spiega ἦ: al v. 236 ἀυτόν spiega
ἑ. È certamente di Sozomeno l’aggiunta del “ν” a Πυλίω al v.248. Sono ancora
una volta glosse esplicative χώρω su πύλῳ (ripetuta al v.269 dove si legge χώρου
su πύλου) e τρίτη γενὲα su τριτάτοισιν al v.252.
Sulla lezione φάσγαλον (v.1.190) è annotata una ν, probabilmente da una
mano diversa, oppure da Sozomeno stesso per segnalare una lezione diversa e non
per correggerla42; φάσγανον è la lezione considerata corretta e non ci sono, in
Ludwich, altre attestazioni di φάσγαλον;
Il primo e più importante indizio sulla fonte di Sozomeno è stata la nota in
margine a μαχέοιτο al v. 1.272, καλέοιντο, che Ludwich segnala nel cod.
Laurentianus 32.8 e Allen anche nel Laur. 32.25. Un’altra variante a margine
condivisa dal Pistoriensis e dal Laurentianus è 1.567 ἐφίω riferito ad ἐφείω.
La lezione Ζεύς del v.1.508, invece del vocativo Ζεῦ, potrebbe essere
influenzata da Ζεύς al v. 511, nella stessa posizione, ma essendo un errore insolito
per Sozomeno, lo si potrebbe imputare a un antenato.
Per quanto riguarda il XII Canto, al v.12.74 si trova il primo caso in cui
ποτὶ sostituisce προτὶ
in Sozomeno (questa lezione è tramandata anche
dall’Ambrosianus J 58 p. sup.).
Un'altra lezione particolare è ἀραρυῖαν del v.12.134, probabilmente una
correzione successiva di Sozomeno, sulla lezione corretta ἀραρυῖαι, tracciata con
una forma “allungata” perché il verso non spiccasse rispetto agli altri per la sua
brevità
42
Cfr. nota 1
34
Il XXII canto, come già menzionato, riflette la fatica del copista arrivato
quasi alla fine di questa impresa, ma, oltre ai più comuni errori di accenti o
mancanza della iota sottoscritta, ci sono alcune lezioni interessanti.
Una lezione molto interessante, che Ludwich non segnala altrove, è
γυναῖκας in luogo di θύγατρας al v.22.62: l’ipotesi più plausibile è un tentativo di
riempire una lacuna, ed è certamente un’ottima congettura, che potrebbe essere
opera di Sozomeno stesso o del suo antigrafo.
Al verso 22.175 si trova la ripetizione “ἠέ μιν…ἦέ μιν” che nel Pistoriensis
si presenta “ἤ έ μιν…ἠέ μιν”, dove il primo caso è diverso dalla tradizione, che
presenta la forma “corretta” ἠέ, ma somiglia alla lezione del Venetus A (ἢ έ),
mentre è conforme nel secondo caso, dove la tradizione ripete la forma ἠέ (ἦέ è
una congettura di Bekker).
La lezione εὔρηι del v.22.192 è l’unico caso collazionato in cui Sozomeno
scrive la iota in linea anziché sottoscritta (o non segnata, come fa spesso in questo
canto), ed è presumibilmente una lezione del suo antigrafo.
La lezione più interessante di questo canto si trova al verso 22.211, dove al
posto di ἕκτορος, si legge ὕκτονος, che conserva anche il simbolo che distingue i
nomi propri. È certamente un errore paleografico, e come tale è stato classificato
in questo studio, ma è l’unico caso in cui Sozomeno non distingue il nome di un
protagonista. È quindi molto probabile che l’antigrafo presenti una grafia
particolarmente disordinata in questo punto.
Non significativo per l’attribuzione dell’antigrafo, ma molto interessante è
l’errore del v.22. 309 dove Sozomeno, sicuramente per la stanchezza, tracciando
la parola νεφέων, in un primo momento scrive una n latina, poi corretta.
35
III. Alcune ipotesi sull’antigrafo
Come è già stato anticipato, le varianti marginali a μαχέοιτο al v.1.272 e a
ἐφείω al v.1.567 sembrano suggerire una stretta parentela con il Laurentianus
32.8, un manoscritto pergamenaceo del XIII secolo, vergato in due colonne per
pagina, mutilo alla fine dopo il v.24.759.
Questo codice, non è in perfetto stato di conservazione, in particolare le
prime pagine sono molto corrotte, e a renderne ancora più difficile la
consultazione sono le fitte annotazioni che occupano i margini.
In particolare non è visibile, almeno nel formato digitalizzato, la prima
variante a margine, καλέοιντο, ma è presente l’altra, ἐφίω, vergata in caratteri
molto minuti.
Da un esame specifico di alcune lezioni significative del Canto I è stata
riscontrata un'unica concordanza, ma molto dubbia per la difficoltà di
consultazione del manoscritto: 1.122 κυδέστε/κυδίστε, che altrimenti sarebbe
parzialmente spiegabile come errore di pronuncia del dialetto pistoiese, anche se,
come già specificato, è più comune per la i protonica, ma raro per la i tonica.
Non avendo indizi sufficienti per poter considerare questo codice l’antigrafo
del Pistoriensis, si può soltanto ipotizzare che Sozomeno abbia attinto, almeno per
le annotazioni delle varianti, da più fonti, e che questo codice sia una di esse, o un
parente stretto del testo scelto dallo studioso.
Appurato che il Laur. 32.8 non potesse essere l’antigrafo del Pistoriensis,
l’attenzione si è spostata sul Laur. 32.47, un manoscritto pergamenaceo del XIII
sec. proveniente dall’Italia meridionale, probabilmente da Otranto43 che riporta
l’Iliade.
Da un confronto con le lezioni significative del Pistoriensis si sono
riscontrate molte concordanze, in particolare le seguenti:
Presenta le stesse intestazioni ai canti XII (f. 125r) e XXII (f. 228r);
43
Cfr. Guglielmo, 1989, p. 621.
36
Nel Canto I si usano prevalentemente le forme Ἀχιλέυς e Ἀγαμένμνων per i
nomi dei protagonisti, come fa Sozomeno;
Sulle lezioni ἀρηξεις (1.77) e σαωσεις (1.83) è annotato in interlinea il
compendio –αις (ς), ma la lezione marginale ἀρηξειν non è presente come nel
Pistoriensis;
Le glosse φεῦ di ὤ μοὶ (1.149), μονω di ὀίω (1.198), τίποτε di τίπτ (1.202), e
ἰδ’’΄ a margine tra i vv. 204-205;
La lezione πυλίων (πυλιώ) di 1.248;
Manca la glossa esplicativa χώρῳ su πύλῳ del v. 1.252 ( e χὤρου su πύλου
al v. 26944,mentre si legge (con qualche dubbio) τριτε γενὲα su τρτάιοισιν nello
stesso verso;
Al v. 1.190 la lezione φάσγανον (considerata corretta), che Sozomeno segna
in interlinea come variante di φάσγαλον, nel 32.47 si trova nel testo;
Si trovano le varianti marginali καλέοιντο di μαχέοιντο (1.272) e ἐφιω di
ἐφειω (1.567);
La lezione Ζεύς in luogo del vocativo al v. 1.508;
La lezione ποτὶ (προτὶ) al v. 12.74;
La lezione ἄτο (ἄλτο) al v. 12.81;
La lezione γυναῖκας (θύγατρας) del v. 22.62;
Figura 1: γυναῖκας (22.62) in ms. Laur. 32.47
Potrebbero quindi essere di note originali di Sozomeno o essere ricavate da un altro
manoscritto usato come confronto, forse il 32.8, ma non sono leggibili nella versione digitalizzata
consultata.
44
37
Figura 2: γυναῖκας (22.62) in ms. Pist. A55
La lezione εὔρηι con la ι ascritta del v. 22.192;
Al v. 22.211 non si legge ὕκτονος ma ἕκτορος con una forma alternativa
della ε, come si osserva nella figura (Figura 3: ἕκτορος (22.211) in ms. Laur.
32.47), che Sozomento potrebbe aver decifrato come υ, mentre la ρ è ben
distinguibile;
Figura 3: ἕκτορος (22.211) in ms. Laur. 32.47
Figura 4: ὕκτονος (22.211) in ms. Pist. A55
La lezione θύιον (θύον) del v. 22.272;
La lezione ἔνδοθι del v.357 corrisponde al Pistoriensis, nonostante sia una
lezione più comune, secondo Allen, di ἐν φρεσὶ;
Nei casi in cui Sozomeno confonde il γ con il τ il Laur. 32.47 presenta un γ
di modulo maiuscolo45;
Considerando queste concordanze, il ms. Laur 32.47 può considerarsi, anche
in mancanza di una collazione completa, se non l’antigrafo del Pistoriensis, un suo
antenato o “parente stretto”.
45
Vedi par. II.1.1 “Errori paleografici” p. 16
38
Appendice 1: Collazione completa
Canto I
Folio 2r (vv. 1-30)
Lezione Pist.
Lezione Ludw.
Concordanze
πολλάς
πολλὰς
BM
κύνεσσιν
Ǝ!
Ἀχιλλεύς
M Dc F f
2
ἢ
4
δ’ἑλλώρια
5
οἰωνοῖσϊ
3
8
κύνεσσι
Ἀχίλεύς (Ἀχιλεύς
im.)
ἣ
δὲ ἐλώρια
B2 M G H, Ob, Oc ἐλλώρια
οἰωνοῖσί
Ua Wb Y
σφῶε
σφωε
S B2 M D P
10
κακὸν
κακήν
Ǝ!
15
ἐλίσσετο
λίσσετο
B M J1 T2 Ω
τε
B D Yb
δ’ἐμοὶ
M Dc F Dd1 Y Z, f s
δέχεσθαι
D F Yb L2 Ua Wb X Y, f s, corr. αι Dc
9
11
17
20
ὃ
ἠτίμασεν ἀρῆτηρα
Ἀτρείδα
Ἀτρείδαι
τὲ
μάλιστα exp.
δέ μοι
λύσατε
λύσαιτε
ἀλγαὰ
ἀγλαὰ
θυμῶ
θυμῷ
24
Ἀγαμένονι
25
ἒπι
27
δηθύνοντα
26
S B M H Yb
ἠτίμης’ἀρητῆρα
δέχεσθε
23
ὁ
κοίλησιν
M Dc F T2 Yb – μησ*’ J, f s
S D F Yb L2 Hb Y, lm R, Synt. 121, 17
J, corr. δέχοισθαι M, -ἀντὶ τοῦ
δέχεσθε-
Ἀγαμέμνονι
ἐπὶ
S B2 M Dc2 F Dd
δηθύνοντ’
M Dc F G T, δὴ θύνοντα Ub,
κοίλῃσιν
δηθύνον**τα S
39
30
ἠμετέρω
Folio 2v (vv. 31-68)
34
37
38
41
45
47
¹a πολυφοίσβοιο ¹b
πολυφλοίσβοιο
ss. λ
¹aἀμφιβέβηκας
¹bἀμφιβέβληκας
ss. λ
ἠμετέρῳ
πολυφλοίσβοιο
ἀμφιβέβηκας
κίλλαν
κίλλάν
το δέ μοι
τόδε μοι
¹aἀμφρεφέα ¹b
ἀμφηρεφέα
ἐγῶν
ἐέλδων
ἀμφηρεφέα
αἰγῶν
ἐέλδωρ
ὅ
ὁ
54
δεκάδῃ
δεκάτῃ
59
¹aπαλιμπλαχθεντας¹
60
εἴκ’ὲν θεὰ
48
58
μετα
Ἀχιλεὺς
b
παλιμπλαγχθεντας
παλιμπλαγχθεντας
65
ἠθ’
ηδ’
67
ἄπο
ἀπὸ
69
ὀχ’ἄριστος
ὄχ’ἄριστος
73
¹aὅς, φιν ¹bὅς σφιν
ὅ σφιν
κνίσσης
Folio 3r (vv.69-102)
71
ἴλιον
εὖ φρονέων
M1 Dc F J Ub
εἴ κεν
δαμᾷ
66
A1 B2 M X
Ἀχιλλεύς
δαμᾶ
εἴπη
A2 Hb
μετὰ
61
64
A S B2 M Ω
εἴποι
F J W Hb P, ac. Dc H Dd
κνίσης
M Dc F H J, f s
B2 M1 Dc F G W P
ἴλιόν
( S8 D H J W Es, f s8)
ἐυφρονέων
S Dc F Fr G Ω
40
74
διὶ φίλε
διίφιλε
A S B M Dc Ω, s, I 112, 23, An.
77
¹ ἑι ¹ ἦ
ἦ
ἑι Dc W1 Dd1 X Y
a
b
¹aἀρήξεις (ss. ς)
¹bἀρήξειν im.
78
τελέσση
τελέσσῃ
83
¹a σαώσεις ¹b
84
Ἀχιλεὺς
86
89
σαώσαις (ss. ς)
oὔμα
F1 W Ub1, f
in Allen –αι Pal2 ( codex
Palatinus 222) m. v. in Ἠμέν μοι
ὀΐομαι
καταπέψη
82
ἀρήξειν
ὄιω
81
Ox. 1, 215, 217
πρόφρον
Dc F W Y, f
καταπέψῃ
Oc
Ἀχιλλεύς
M Dc F
οὐ μὰ
SY
¹aκοίλῃς ¹bκοίλῃσι
κοίλῃς
χείρας
χεῖρας
ἐστΐ στρατῶ
Ἀχαιῶν
Ǝ!, “ἐνὶ στρατῷ” A S B M Ω
ὄυθ’
οὐδ’
B2 F Ub X,
¹a νησὶ ¹b νηυσὶ
κοίλῃς Ω, -ῃσι sic. S?
νηυσὶ
90
Ἀγαμένονα
92
ἀμύβων
94
¹aἈγαμένων
Ἀγαμέμνων
97
λοιμοῖο βαρείας
Δαναοῖσιν ἀεικέα
(Zen. ? v. Did.) A S B Ω
γ’ἀπο
γ’ἀπὸ
A2 S B2 M F Hb
91
93
98
102
¹bἈγαμέμνων
χεῖρας ἀφέξει
π͠ρι
φίλω
¹Ἀγαμέμνον
²Ἀγαμέμνων ss.
Folio 3v (vv. 103-137)
106
οὐ πῶ
Ἀγαμέμνονα
ἀμύμων
λοιγὸν ἀπώσε
φίλῳ
Ἀγαμέμνων
οὔ πῶ
41
110
111
114
116
117
119
121
κρήτυον
κρήγυον
ἀγλα’
ἀγλά
τοῦ δ’ἕνεκά
1a
κουριδέης
1b
κουριδίης
ἐθεν ἐστί
τοῦδ’ἕνεκά
κουριδίης
ἑθέν ἐστι
ὥς
ὧς
¹aἀγ’*ραστος
ἀγέραστος
σόον
¹bἀγ’ἔραστος
ἑθεν ἐστί P
S B2 M Dc J W Yb
σῶν
A B M Dc F Yb Ω -ῶ Fr J2
Ἀχιλεύς
Ἀχιλλεύς
M Dc F Fx W
124
τι
τί
A S B M Dc Ω
127
τήνδε
128
τριπλῆτε τραπλῆ
132
νόω
122
131
133
134
κύδεστε
πω
που
θεῶ
θεῷ
Ἀχιλεῦ
Ἀχιλλεῦ
¹ παραλεύσεαι
a
¹bπαρελεύσεαι
ἠὲ, θέλεις
139
140
141
142
Ǝ!
A -ss ου- S B M Ω, f
τῆνδε
B2 M Dc T2 Ω
τριπλῇ τετραπλῇ
νόῳ
M F Fr W
παρελεύσεαι
ἦ ὲθέλεις
S F W Ub L, f s
ἔκης
ἔκῃς
τήνδ’
τῆνδ’
M Dc J Yb P
Ὀδυσσῆος
Ὀδυσῆος
S G H1 T1 Dd Ub Yb, f
μεταφρασόμεθα
μεταφρασόμεσθα
S F J Xc Y
ἐρύσομεν
G2 Ua2 Ω
ἦ σθαι
Folio 4r (vv.138-172)
138
κύδιστε
ὃ
ἧσθαι
ὁ
αὖθις
αὖτις
ἐς
ἐν
ἐρύσσομεν
ἔκη*ς B
Hb Uc Wb
S M F W, f
Ω
42
ἐπίτηδες
ἐπιτηδὲς
Dc2 F Fr W Ub Yb
144
εἷ
εἷς
Ǝ!
148
Ἀχιλεύς
Ἀχιλλεύς
MFJW
154
οὐδέμεν
οὐδὲ μὲν
147
149
155
156
158
ἡμῖν
φεῦ in interlinea
¹aβωτιανείρῃ
¹ βωτιηνείρῃ
b
ἐπειὴ
ἀλεγίζης
ἀλεγίζεις
ἐπήν
ἐπεί
162
πολλ’ἐμόγησα
170
177
168
179
180
184
185
186
190
-ζῃς Ua
ὀίω
σ’ὀίω
Y
πόλεμοι
πόλεμοί
θέος
θεός
σῇσι
σῇς
σοι
Μιρμιδόνεσσιν
¹aΒρεσηίδα
¹bΒρισηίδα
ει ss. A, S1 B M F1 T2 P X
σοὶ
Θ A M Dc G H
Y
Μυρμιδόνεσσι
Βρισηίδα
εἴδῆς
εἰδῇς
¹φάσγαλον
φάσγανον
ἐρυσσάμενος
έρυσάμενος
Ω
ἕως
εἷος
AΩ
στυγέη
²φάσγανον
ἢ
195
¹ πο προ
198
Μενελάῳ
Ua X, s, -πόλλ’ A B Ω – πόλ’ Yb
192
193
B2 Dc F Fr G T1 Yb
πολλὰ μόγησα
Folio 4v (vv. 173-207)
178
ἐπεὶ ἦ
χαίρῃς
Μενελάω
S B1 M D F Fr T2
βωτιανείρῃ
χαίρης
159
160
ἥμιν
a
1b
ὀίω ss. μονο
B
στυγέῃ
στυγέη* B, -εη Θ
ἦε
πρὸ
S B Dc F F r
43
202
203
τίπτ’, im. τίποτε
ἴδης
ἴδῃ
204
τετελέσθαι ὀίω
τελέεσθαι ὀίω
205
ἧς
ᾗς
im. ἰδ’’΄
ὀλέσση
Folio 5r (vv. 208- 242)
212
ὧδε
εἰρύσασθαι
εἰρύσσασθαι
Ἀχιλεύς
219
ἦ, ss. ἐφη in
219
κώπη
216
interlinea
Ec X Yc, b2
A S B M Dc Ω – τετέλ- At
ὀλέσσῃ
ὦδε
215
ἴδῃς Zenodot., Dc F Fr J1 W Ub
Dc F Fr J1 Dd1 Yb P X, ir. B2
Ἀχιλλεύς
M Dc F W
A S B M Dc Ω
κώπῃ
221
ἥ δ’
225
οἰνοβαρὲς
231
οὐτι͜ δανοῖσιν
οὐτιδανοῖσιν
240
Ἀχιλῆος
Ἀχιλλῆος
M Dc F Fr W1
242
θνήσκοντες
θνῄσκοντες
B Dc Fr Dd Yb
γλώττης
γλώσσης
M Dc2 F Fr Yb
ἠδ’ἐγένοντο
ἠδὲ γένοντο
-ἤδ’ B2 J- A B M Ω
230
236
241
Οὔλυμόνδε
Οὔλυμπον δὲ
εἴπη
εἴπῃ
ἑ, ss. ἀυτόν
τοῖς
Folio 5v (vv. 243- 278)
248
249
251
ἡ δ’
¹a Πυλίω ¹bΠυλίων (ss. ν)
om. οἵ
252 πύλῳ
S M G2 T2 Ω
B2 M Dc F J P
οἰνοβαρές
τότε
S B M Dc F Ω
D J1
(ss. χώρω, )
τριτάτοισιν
(ss. τρίτη γενὲα)
44
254
256
257
258
260
261
265
om.
μέγά
ὤ πόποι, ἦ μέγα
πένθος Ἀχαιίδα
γαῖαν ικᾶνει.
μέγα
M Dc F W Yb
τυμῷ
θυμῷ
Ǝ!
πέρι
περὶ
Dc Fr J1 Yb Hb Y, f
εἰς φῶιν ss. ἡ μζ?
εἰ σφῶιν
βουλῇ
βουλὴν
A2 B2 M2 Es2 Ω
ὑμῖν
ἡμῖν
Zenodot., B M F Fr Ω
μάχαις τε
ποτ’ἐμ’οί
θῆσέα τ’ἀιγείδην
ἐπιείκελον
μάχεσθαι
F
ποτέ μ’οἵ
Q Ua
om. Ludwich
add. F Py Ec Pd Uc Y Ye Zp et m.
2 Dc H T W Yb Qb Es Ua Xb(ex.
ἀθανάτοισιν
269
271
272
273
276
277
πύλου (ss. χώρου)
10;
κατ’αὐτὸν
in Allen “vulg.”
μαχέοιτο,
μαχέοιτο
F2
ξύνιον
ξύνιεν
S B2 M2 Dc F Fr J Ω–σ supra ξ
μύθω
μύθῳ
θέλ’ἐριζέμεναι
ἔθελ’ἐριζέμεναι
C Cb Ob
ἀχιλῆι
ἀχιλλῆι
Dc F Fr G J W
¹a γέρων ¹bγέρον
γέρον
(ων Apoll. Soph.)
οὔτις
im. καλέοιντο
om. οἱ
286
δ’
291
τούνεκά
296
Chrys. LVII 1 et Pausan. X 29,
κατ’ἐμαυτὸν/’ἔμ
Folio 6r (vv. 279- 313)
284
Hesiod. sc. 182); noverunt Dio
¹a ἐ γὼ¹b ἔγωγ’
οὔ τις
add. J2-
δὴ
Ǝ!
τοὔνεκά
Dc
ἔγωγ’
45
298
300
ἔγω γ’ἐτι
ἔγωγ’ἔτι
ὀύτι
οὔ τοι
-τ*ι Dd- F G H Ω
ἐστὶ
ἐστι
A S B M Ω, f, sch. T I 367. O
εἴνεκα
εἵνεκα
302
οἵδε
308
ἅλαδε
309
ἐς
ἐν
ἀναδὲ
ἀνὰ δὲ
304
212
οἷδε
B2 M Dc J T2 Dd Yb P
μαχεσσαμένω
μαχησαμένω
A S B M H2 Wb Ω
προέρυσσεν
προέρυσεν
Ub2 Ω
βῆσε
Ǝ!
ἐν
Dc F Fr Yb
ἀλὸς
ἁλὸς
Ua
ἵκεν
ἷκεν
B2 Dc F Fr Ub Na
καλλιπάρηον
καλλιπάρῃον
A B M G J T, f
δ’ἔπι
δ’ἐπὶ
S B2 M Dc F T
Ἀχιλεύς
Ἀχιλλεύς
M Dc F Fr W
336
ὃς
¹a πρός¹b πρὸς
σφωιν
S B2 Dc D F Fr G Ω, f
340
σφῶιν
ὁ
343
ὀλοῇσι
πρόσω
ὀλοιῇσι
S B M Dc Ω
μαχέοιντο
μαχέονται
310
311
βῆτε
ἀν
Folio 6v (vv. 314- 348)
316
317
323
324
326
330
333
338
342
344
κνίσση
καπνῶ
δῴησιν
ἔτελλεν
1a
τώτ 1bτώ (τ)
ὃ
ἅλα δὲ
S M Dc Ω
Ω
B2 Dc F
κνίση
S M Dc F Ω
καπνῷ
δώῃσιν
ἔτελλε
ὁ
Ω, f
S M Dc Fr H W Dd Yb
πρόσσω
Ub1 Yb Ua
(Ω –οι pc. J2- v, sch. Theocrit. III
24
46
345
348
φίλω
φίλῳ
Ἀχιλεύς
Ἀχιλλεύς
M Dc Fr W1 Ub1
νόσφι
Ǝ!
ἐπὶ οἴνοπα
ἐπ’ἀπείρονα
(ἐπι A Ω, επι οι Θ) f
ἔτεκες
ἔτεκές
Folio 7r (vv. 349-383)
349
νόφιν
350
ἁλος
351
φίλη
358
βένθεσιν
βένθεσσιν
362
πένθον
πένθος
366
ᾠχόμθ’
352
361
364
368
ἁλός
φίλῃ
ὄμαζεν
F Fr J T1 Na1 P1 Y
ὀνόμαζε
βαρυ
βαρὺ
τᾲ
τὰ
ᾠχόμεθ’
εὐδάσσαντο
εὖ δάσσαντο
Ǝ!
374
ἐλίσσετο
λίσσετο
M Dc F Fr J Dd Na Eg
380
χώμενος
372
379
383
λυσόμενος
λυσόμενός
ἕτελλεν
ἔτελλε
SW
θνῆσκον
θνῇσκον
Ω
πάντη
πάντῃ
B M Dc F Fr Dd
χωόμενος
Folio 7v (vv. 384-418)
384
386
κελόμην (ss. ν)
388
ἠπείλησε
390
1a
394
Οὔλυμπόνδε
403
1
387
393
395
407
1a
λάβεε 1bλάβεν
ἐστὶν
ἀγούσι 1bἄγουσι
ἑοῖο
ἔργω
Ǝ!
λάβεν
ἠπείλησεν
S B Dc J Ω
ἐστὶ
A M1 T W Dd
ἄγουσι
ἑῆος
Zenodot., Dc F Fr H Pw W Ub
Οὔλυμπον δὲ
Βριάρεων (ss. ο)
λάβε
κελόμην
2
B2 Ω
ἔργῳ
Βριάρεων
-ον Qc
λαβὲ
F Fr W Yb E, f
47
408
ἐθέλησιν
ἐθέλῃσιν
413
κατα
κατὰ
Π S B2 M Da H J WUb Yb L U Ua
δακρυχέουσα
δάκρυ χέουσα
S Yb L U Ua X
412
ἔτισεν
ἔτισε
W Ub L, f
X
418
κακῆ
κακῇ
419
¹aπερπικεράυνω
τερπικεράυνῳ
421
νηυσὶν
νηυσὶ
(παρήμενος) νηυσίν F2
¹ ὠκυτόροισιν 2
ὠκυπόροισι
B T L Uc, f
¹a Ἀχαιοοσιν
Ἀχαιοῖσιν
μτ’
μετ’
425
Δωδεκάτη
δωδεκάτῃ
434
πέλασαν exp.
438
ἑκηβόλω
443
Φοίβω
444
ἱλασσόμεθα
447
θεῶ
θεῷ
450
τοῖσι
τοῖσιν
453
ἤδη μέν
Folio 8r (vv. 419-453)
422
423
424
428
435
441
446
452
¹bτερπικέραυνω
(παρήμενος)
ὠκυπόροισιν
¹bἈχαιοῖσιν
μετὰ
Ǝ!
κατὰ
Ω
δ’ἔλιπ’
δὲ λὶπ’
Ω
προέρυσαν
προέρεσσαν
φίλω
φίλῳ
δ’ἱερὴν
θ’ἱερὴν
δ’ἐδέξατο
δὲ δέξατο
κλειτὴν
Κίλλαν
(tab. Il.)
Π, A S B T2 Ub Ω
ἑκηβόλῳ
Φοίβῳ
FY
ἱλασόμεσθα
Dd2 Yb1 Hb, Et. G. 36, 39
S Dc F J Dd Yb P Ea
ἱερὴν
A B M Dc Ua2 Ω
Κίλλάν
B2 M Dc F Fr
S B M Dc F H J W Dd Ub Yb
ἠμὲν δή
ABMΩ
48
Folio 8v (vv.454-488)
455
ἐπικρῄηννον
ἐπικρήηνον
459
αὖ ἔρυσαν
αὐέρυσαν
462
om. δ’
464
σπλάγχν’ἐπάσαντο σπλὰγχνα
(σπλάγχν’ γ om. It., ss Yb; χ om.
465
τἄλλα
τἆλλα
B2 Dc F H T
τοῖσι
τοῖσιν
πρῆσε
πρῆσεν
458
460
469
479
481
εὔξατο
κνίσση
σχίζης
ἐξέρον
ἵειε
483
διαπρήσουσα/
484
μετὰ
εὔξαντο
Ǝ!
κνίσῃ
(κνίσσῃ M Dc F Fr H J W, f
πάσαντο
S M F H W Ub [δια om. J1, ss.
κατὰ
A S B M Dc F Ω
D F Dd2 Yb Hb
οὔδέ
οὔτέ
494
¹a ἔοτες ¹bἔοντες
501
οὔδέ
οὔτέ
κορυφῆ
κορυφῇ
δεξιτερῆ
δεξιτερῇ
503
εἰποτεδήσε
504
ἔργω
508
Ζεύς
510
ὀφέλλωσι
F Dd2
διαπρήσσουσα
490
πολυδείαδος
Ub P Y
ἵει
ἔρυσαν
499
Ua) (ἐπάσσ- S) Ω
ἐξ ἔρον
ἔρυσσαν
491
S M Dc D H J1 T W Dd1 Yb
σχίζῃς
485
Folio 9r (vv. 489-523)
M1 F Hb Ua
J2], Et. M. 687, 53
Ω
FW
ἔοντες
πολυδειράδος
Ǝ!
P
εἴ ποτε δή σε
ὤνησα
ὄνησα
Yb Ea, f
κρῄῃνον
κρήηνον
M2 Dc F Fr W
ἔργῳ
Ζεῦ
(v 511 Ζεύς nella stessa
posizione)
ὀφέλλωσίν
G2(-σίν G1) J W Dd
49
511
513
οἱ
ἑ
Dc1 F W U Y, ss. U2 [om. It.], f
τὴν
M Dc J P
εἰμι
Y
ὥς ἔφατο
ὥς φάτο
ἐμπεφυῖα
ἐμπεφυυῖα
ἐργ’
ἔργ’
τήν
516
εἰμί
519
ὅτάν
ὅτ’ἄν
S B2 M F P
520
αὔτως
αὕτως
B W Dd
521
με
μέ
522
σε
τι
518
ἐρέθησιν
αἰεὶ
μάχη
525
κεφαλῆ
κεφαλῇ
ἀνάτοισι
ἀθανάτοισι
ὠφρῦσι
ὠφρύσι
κεφαλῆ
539
προσήυδα
προσηύδα
549
ἐθέλοιμι
ἐθέλωμι
555
παρείπη
559
τιμήσης
τιμήσῃς
564
οὕπω/
οὕτω
566
Ὀλύμπω
Ὀλύμπῳ
543
554
νοήσης
ἐθέλησα
Folio 10r (vv.559-593)
565
567
ὀλέσης
μύθω
ἐφείω (im.ἐφίω)
A S B Dc G H W Y, f
Θ A S B M Ω, sch. T Σ 356
B
πεποίθῃς
527
528
A S B M Ω, f
μάχῃ
νοήσῃ
πεποίθης
B Ub
αἰὲν
νοήση
Folio 9v (vv. 524-558)
524
ἐρέθῃσιν
κεφαλῇ
Dc F Fr W Ub, f
προσεῦδα A Dd Es
νοήσῃς
(B
ἐθέλῃσα
B M Yb X
Px2 Ω, f
παρείπῃ
B
ὀλήσῃς
B
μύθῳ
ἐφείω
-ίω Dc2 ss., F2 im.
50
574
σφῶ
σφὼ
Dc J1 Ua
576
νικᾶ
νικᾷ
B
575
578
579
κολουὸν
κολῳὸν
ἐπίηρα
ἐπιῆρα
νεικείησι
νεικείῃσι
ὄφα
F
ABMΩ
ὄφρα
B
συν
σὺν
ἐθέλησιν
ἐθέλῃσιν
A1 B
πολυφέρτατος
πολὺ φέρτατος
S Dc Dd Y, f
583
ἡμῖν
ἥμιν
B M Dc Ω
585
φίλη
φίλῃ
προσέειπεν
προσέειπε
580
581
584
586
592
593
ἡμῆν
ὅ
ἐστίν/
ἀρ’
χερσὶ
ἥμιν
ὁ
ἐστιν
ἄρ’
χειρὶ
λήμνῳ
ἔνθα με
ἔνθά με
Fr T Yb Es X
ὁ
ASB,f
598
ὠνοχόει
ὀινοχόει
607
ἑκάστω
609
ὅ
Ǝ!
ἠελίῳ
ἐδέξατο
608
ABG
λήμνω
ἠελίω
δέξατο
606
A S B M Ω, f
ἀνάσχεο
596
597
W Dd Xc
ἀνέσχεο
Folio 10v (vv.594-611)
594
B2 F Fr
A S B M Dc Ω, f
οἶκονδε
οἶκον δὲ
ποίησ’εἰδυίῃσι
ποίησεν ἰδυίῃσι
ἤιεν
ἀστεροπητὴς
ἑκαστῳ
S M Dc J2 Ω [ϊ ss. T, εἰδύῃσι B
Db G, εἰδυίαισι Suid. s. πραπίς]
cum γρ. Ar, f
ἤι’
Y, ἤιε X
ἀστεροπητής
51
611
κάθευδ’
καθεῦδ’
S M1 Dc F Fr2 J1 W Dd2 Ub Yb2, f
Canto XII
Folio 107r (vv. 1-35)
Intestazione “Μῦ τρώων παλάμησι κατήριπε τεῖχος ἀχαιῶν:”
1
14
15
17
19
20
υἰός
υἰὸς
δεκάτω
δεκάτῳ
σειδάων
ποσειδάων
πολλοί/πολλοὶ Ub
ἐνιαυτῶ
corr. ποσειδάων
προρέουσιν
ἐνιαυτῷ
προρέουσι
Θ S Ub Hb U
αὐτὸς
Ub2 P Q
ῥόδιός
ῥοδίος
χρεσσι ss χείρεσσι
χείρεσσι
ποταμούς
ποταμοὺς
27
αὐτός
30
1
33
καρρόον
κὰρ ῥόον
ἵει
ἵεν
32
34
ἐποίησεν
ἧ
ἀέλλη
ἀέλλῃ
ὅταν
48
ὅππη
51
54
58
“ἡ κοινὴ “ἵει” Eust.
M H J Ub1 Yb P Q Y
ὅππῃ
SMGY
ἀντίον
ἰθύσι
ἰθύσῃ
ASΩ
τῇ
ἄρκω
ἄρκῳ
ἵππους
ἴππος
ἐπιρριφέες
Μ G Yb
ὅτ’ἂν
ἀντίοι
τῆ
(καῤῥ-) A2 S B2 M Ω
ᾗ
ἄρ’
41
44
ἐποίεσσεν
ἀν’
Folio 107v (vv. 36-70)
40
2
SBMΩ
ἐπηρεφέες
v
52
59
ἐΰξοον
ἐύτποχον
S B M G Px Yb P U Xb Y Yc2, f,
τελέουσιν
τ ελέουσι
S Ub
63
ἀυτῆ
ἀυτῇ
65
ἐστὶν
ἔστιν
68
βούλετ’
δὲ ἵετ’
64
67
70
περὶ
δὴ
ἀχαιοὺς
Folio 108r (vv. 71-105)
71
cum γρ΄ Eb
ποτὶ
B M Ω, f
A S B M Ub1 Q2 Ω
τοὺς
ASBMΩ
ASBMΩ
ἀχαιούς
χύπο στρέψωσι
χ’ὑποστρέψωσι
ὀρυκτῆ
ὀρυκτῇ
τάφρω
τάφρῳ
72
τάφρω
74
ποτὶ
81
ἄτο
84
ἡνιόχω
90
τεῖχός τε ῥήξειν,
τεῖχος ῥηξάμενοι
πυρὶ νῆας
μάχεσθαι
76
83
85
91
τάφρῳ
προτὶ
ἆλτο
ἀπο
ἀπὸ
τάφρω
τάφρῳ
και ἐνιπρήσειν
ὄκεσφιν
ἡνιόχῳ
κοίλῃς ἐπὶ νηυσὶ
ὑρτάκιδης
ὑρτακίδης
98
ἦχεν
ἤρχεν
101
Σαρπηδών
Σαρπηδὼν
105
βόεσσιν
βόεσσι
106
βαν
βάν
100
104
θέρον
δότε
ὅ
Folio 107v (vv. 106-140)
ex 198, P Eb2 C Cb E Ob Qd U X
YZ
ὄχεσφιν
96
96
Ρ
φέρον
εἰδότε
Q
ὁ
53
οὐ δέ τ’ἐφατο
οὐδ’ἔτ’ἔφαντο
107
μελαίνῃσι
μελαίνῃσιν
109
βουλῆ
βουλῇ
θεράπαντα
θεράποντα
118
ἀριστερὰ
ἀριστερά
119
νήσοντο
122
ἴτιν’
130
βροτολοιγῶ
138
ὐψοσ΄
108
111
113
120
124
134
ἐγθ’
τὲ
ὑπο
143
144
τε
τῆ
τῇ
τῆ
τῇ
ἀραρυῖαν
ἀραρυῖαι
μεγάλω
μεγάλῳ
ἐπεδὴ
’επεὶ δὴ
ἰσχή
νίσσοντο
βροτολοιγῷ
ὐψόσ’
148
δέσφισιν
σφίσιν
εἰσόκε
εἰς ὅ κέ
βίηφι
βιήφιν
153
157
160
161
γίγνεται
λαοῖσι
T M 153, f
ἐοικότε
S Fc G H J T U P Ec X Z, f
γίνεται
Θ Hb Cb X
λαοῖσιν
S G J Ub L P Q
ζαὴς
ζαής
βαλλομένων
βαλλόμεναι
αὖον
S M J T Px Ub2 L Hb P U Yc, sch.
ἰαχή
πρόσθε
150
ASMΩ
γένετο
προπάροιθε
ἐοικότες
Κ
εἴ τιν’
145
146
G J Yb X Y
ὑπὸ
τῇ
γένετ’
S G Ub1 Yb L P
ἔνθ’
τῆ
Folio 109r (vv. 141-174)
-ντο A S M Ω
Μ2
Θ, Ω
A S B M Ω, sch. T
αὗον
Ω
Aristarch.
54
add.162a χειρὶ (corr.χερσὶ)
C E Yc, cfr. O 114
καταπρηνεσσ’ὀλοφθρομενος
δὲ προσήυδα
164
168
προσήυδα
Zεῦς
ὁδῶ
ἐπὶ
Folio 109v (vv. 175- 209)
προσηύδα
Ζεῦ
ὁδῷ
ἔπι
177
πάντη
πάντῃ
178
δὲ
δέ
ἀνάγχη
ἀνάγχῃ
πὗρ
179
θεοί
θεοὶ
182
συν
σὺν
187
ὅρμενον
ὄρμενον
179
183
188
190
ἀκαχήατο
υιὸς
ἐρυσσάμενος
ἐρυσάμενος
πουλυτείρη
πουλυτείρῃ
ἕσαν
ἔσαν
πάντες
195
οἳ
199
οἱ
205
206
Λεοντεύς
οἱ
τάφρω
τάφρῳ
μέσω
ἐν
A S M G3 Ω
οἵ
πουλυτείρῃ
ὅ
ΑΩ
πάντας
πουλυτείρη
περὶ
M1 Fc J Ω
υιός
ὑιὸν
194
197
ἀκαχείατο
ὑιόν
Λεοντεὺς
SMGXY
παρὰ
Η
ὁ
μέσῳ
ἐνι
Ub Q Ec Y Yc Z
55
208
209
κάμβαλ’
κάββαλ’
ὄφιν im. περ?
ὄφιν
ὁμίλω
ὄπφιν
211
212
214
218
221
224
226
μέσσοισι
μέν πως
μέν πώς
βουλῆ
βουλῇ
φραζομένω
οὔτέ
ἐπῆλθε
ἦλθε
μεγάλω
μεγάλῳ
κόσμω
κόσμῳ
Δηώσωσιν
δῃώσωσιν
πολέμω
οἰκία
ἀχαιοὶ
χαλκῶ
230
τόν
239
1a
241
βουλῆ
240
242
χαλκῷ
τὸ
εἴ
ἀθανάτοισι
ἀθανάτοισιν
εἰ
εἴ
ἠέλιόν
βουλῇ
248
1
250
ἐμῶ
ἐμῷ
τοί
τοὶ
251
252
(ss.ων)
ἀπο θυμὸν
ἐπι
Χ
ἀχαιοί
εἰ
ἄλλον 2ἄλλων
ASBMΩ
οἰκί’
ἐτεὸν
Folio 110v (vv. 245-279)
245
πολέμῳ
ἐτεὸη
ἠέλεόν 1bἠέλιόν
A M J Yb X
φραζομένῳ
οὕτέ
227
233
ὁμίλῳ
μέσοισι
Folio 110r (vv. 210-244)
M G Px Ub L P Y Z, f
b2
ἄλλον
ἀπὸ θυμὸν
Ub Q
ἐπὶ
Yb Y
56
τερπικέραυος
τερπικέραυνος
259
ἄρ
261
αὖ ἔρυον
271
πολέμω
πολέμῳ
273
ποτὶ
προτὶ
260
263
272
ἄρ’
γαίη
γαίῃ
γ’ἐν ῥινοῖσι
γε ῥινοῖσι
τότε
αὐέρυον
S M2 Ω
H Yb Hb C Yc Z
τόδε
M G H Ub Hb Xb Y Z, -τι A
ἀκούων
ἀκούας
274
πρόσω
πρόσσω
276
ποτὶ
προτὶ
Yb L Hb U Yc Z
281
1a
κοιμήσας
-ίσας M2 L Hb Z1, sch. T Ξ 19
275
δῴησιν
Folio 111r (vv. 280-314)
285
286
κοιμήσας
1b
κοιμίσας
καλύψη
τέ
καλύψῃ
δέ
εἴλυται
ἐπιβρίση
ἐπιβρίσῃ
289
ὑπὲρ
ὕπερ
298
τινάσσω*?
302
εὕρησι
310
η
296
300
305
311
θαμειαὶ
C
Σ B M T Ec X Yc1, Ar exp., cum
γρ΄At
θαμειαί
ἔκτοσθεν
ἔντοσθεν
ἔη
ἔῃ
Ρ
εὕρῃσι
γὰρ
γ’ἄρ’
S B Fc G H Px Ub2 Ec
τὲ
τε
G Yb X
Folio 111v (vv. 315-349)
315
cum γρ΄ καί At
δώῃσιν
εἰλύαται
287
Σ S B M J2 Ω, Et. M. 625, 14,
μετὰ
ἦ
ΣBMΩ
μέτα
ASBMΩ
57
317
εἴπη
εἴπῃ
321
μετὰ
μέτα
ΣSBMΩ
φυγόντε
ΣSΩ
320
322
328
οἶνον
οἶνόν
τόντε
τόνδε
ἠέ
ἦέ
Ub2 Ω
τις
τίς
Σ H J Ub Yb
ἀϋτή
ἀυτὴ
φυγόντες
330
τώ
336
τεῦκρον
340
πάσας
342
1a
346
ἔβρησαν
350
εὖ
ἔυ
352
κατὰ
παρὰ
358
κεῖθιτε τεύξεται
363
ἐπέσθω
374
ἵκανον
334
338
341
345
βίη
ἐπ* (ε?) 1bἐπ’
τῆδε
Folio 112r (vv.350-384)
351
356
362
375
378
380
382
κῆνυξ
τὼ
τεῦκρόν
Y Yb
πᾶσαι
Zenodot., Σ S B M Db Ω, Ar exp.
βίῃ
ἐπ’
τῇδε
ἔβρισαν
πόνοιο
τελαμόνιος
τελαμώνιος
ἐσπέσθω
ἔυ
οἵ
οἱ
ἐρεμνῆ
ἐρεμνῇ
ἵκοντο
C Z, cum γρ΄ Ub2
ἐπάλξεις
κατέκτα
μαρμάρω
μαρμάρῳ
ἀνὴρ
ἀνήρ
ὁρα
Σ S B M Ω, cum γρ΄At
κεῖθι τετεύξεται
εὖ
κατέκτω
Η2
κῆρυξ
πόνοι
ἐπάξεις
Ub P Q, -ϋ- Ω
ὁ ῥα
58
ἡ μῶν
ἡβῶν
388
ἰῶ
ἰῷ
390
ἄψ’
ἂψ’
Folio 112v (vv. 385-419)
389
391
ἧ
ἄλτο
ἆλτο
Hb
ἐπέεσσιν
ἐπέεσσι
Ub1 X
μήτι
393
ἔπειτ’
397
σαρπηδών
403
ἐπὶ
396
398
404
ἡ
MGP
οὑ δὲ
A1 S3 P2 Ω, ἡ δὲ κοινὴ “ἡ δὲ”
ἡ δὲ
ἂρ
413
ASBMΩ
Did., cum γρ΄ M2
κέκλετο
T Px C Fz Z
μοι ἐστὶ
μοί ἐστι
ASMΩ
ἄρ
ἰφθίμω
ἰφθίμῳ
ῥηξαμένω
ῥηξαμένῳ
μούνω
ἐφομαρτεῖτε
ὑποδδείσαντες
ὑποδείσαντες
ὁμοκλήν
ὁμοκλὴν
ἄνέρε
ἀνέρε
χώρω
χώρῳ
πολλοί
πολλοὶ
424
ἐπάξιες
SGTY
μούνῳ
ἐφομαρτεὶτων
ἐπιξύνω
427
ἔπι
ἑλιξάμενος
422
423
σαρπηδὼν
καθαπτόμενος
Folio 113r (vv. 420-454)
421
G P Qd X Y
ἥ
409
412
ἐπεί τ’
χαλκῷ
νέκλετο
411
μή τις
χαλκῶ
408
410
ᾗ
ἄλλοι δὲ “ἐφομαρτεὶτον” Did.,
itaque A S B M T1 Ω, f
ΣASBMΩ
ἐπιξύνῳ
ἐπάλξιες
59
χαλκῶ
χαλκῷ
430
πάντη
πάντῃ
433
ἀληθὴς
436
ἐπιῖσα
442
οἵ
οἱ
448
οὐδέος
οὔδεος
428
432
435
438
447
452
ὅτω
ὥς
ὧς
μισθον
μισθὸν
πριαμίδη
πριαμίδῃ
τόν
ἑτέρη
Folio 113v (vv. 455-471)
455
464
σμερδαλέω
466
470
ἀμφὶ
χαλκῷ
οὐκ ἄν
οὔ κέν
πυρί
πυρὶ
δαναοί
δ’ἐφόβηθεν
Ω
τὶς
ἐρυκάκεν
δεδῄει
Χ
σμερδαλέῳ
ἐρυκάκοι
ἐσάλτο
S H Ub
θοῇ
χαλκῶ
τις
Ub Q
ἑτέρῃ
ἄρ’
θοῆ
H Ub Q
τὸν
ἄρ
463
465
ἐπὶ ἶσα
δοιοὶ
ἀμφι
ΜΩ
ἀληθής
δοιοί
460
460
ὅτῳ
B M G J Ub
ΑΒΜΩ
ἐσᾶλτο
Ub2
δεδήει
δαναοὶ
MJPQ
δὲ φόβηεθεν
ASBMΩ
Canto XXII
Folio 192r (vv. 1-30)
Intestazione: χῖ δ’ἄρα τρὶς περὶ τεῖχος ἄγων κτανεν ἕκτορου ἄχιλλευς
5
μοῖρ’ἐπέδησεν
μοῖρα πέδησεν
A S B M N Ω, μοῖρ’επέ- Σ
60
12
ἅλεν
ἄλεν
MX
δ’ἐσάωσας
δὲ σάωσας
A S B M Ω, δ’εσα- Θ, δ’εσά- Σ
θέησι
θέῃσι
Thiersch, Doederl., θεησι Θ
16
κέ τι
22
ἵππøος
24
1a
28
ἀμολγῶ
18
23
ἀχιλλεὺς
1b
ἀχιλεὺς
30
ὅγ’
37
ὀρεγνὺς
42
γύπες
49
στρατῶ
Folio 192v (vv. 31-65)
39
47
53
55
κ’ἔτι
ἀχιλεὺς
ἀμολγῷ
ὅδ’
ἐπισπης
ἐπισπῃς
δέειν
ἰδέειν
-τω Σ
ἐμῶ
ἐμῷ
θάνης
θάνῃς
θανης Σ
μηδὲ
A S B M G H Ub L Hb X Y
θυμῶ
θυμῷ
58
πηλείδη
πηλείδῃ
59
ἐλέαιρε
μὴ δὲ
ἀμερθῆς
ἀμερθῇς
αἴση
ἄισῃ
ἀργαλέη
ἐλέησον
θύγατρας
καραιζομένους
κεραιζομένους
καραιζομένους
64
ποτὶ
γαίη
αἰνῆ
Folio 193r (vv. 66-100)
M Yb L Hb X Y Z
ἀργαλέῃ
γυναῖκας
63
63
B M G J Ub Yb Y
στρατῷ
σαώσῃς
62
-επίσπηις Σ
γῦπες
σαώσης
61
S3 B M N G T Yb P Ec X Y Z, s
ὀρεγνύς
56
57
SH
Ǝ!
κεραιζομένους
προτὶ
H T Ud X Y Z, f
γαίῃ
αἰνῇ
61
69
μεγάρησι
πυλαωροὺς
μεγάροισι
θυραωρούς
70
θυμῶ
θυμῷ
72
Ἀρικταμένω
Ἀρικταμένῳ
71
73
νέω
A S B M N G H J Yb Hb P X Y
Z, s
νέῳ
δαδαιγμένω
δεδαιγμένῳ
θάνοντῑ
θανόντί
πολιάς
πολιὰς
χαλχῶ
Ǝ!
χαλχῷ
75
αἰσχύνουσι
79
ἑτέρωθε
ἑτέρωθεν
81
δακρυχέουσ’
δάκρυ χέουσ’
A S M N Ω, χεουσ’ Σ
85
ἰών
ἐών
S N G H J Y L Hb X Y Z, -ιων
μηδὲ
ASBMΩ
77
83
86
93
95
96
97
δακρυχέουσα
εἰπο τέ
μὴ δὲ
μένησιν
μένῃσι
οὐχ’
ούχ
χειῆ
πύργω
ἐμῇσιν
βίῃφι
βίηφι
πόλῃος
πόληος
ᾗφι
110
αὐτῶ
M J2 Ub Yb Y
πύργῳ
ἐμῆσιν
107
Σ -“ἄλλοι δὲ “ἰών” Did., f s
χειῇ
δῖος
ἀτασθαλιήσιν
ΣAMΩ
χειῇ
διὸς
104
Ub
εἰ ποτέ
κατακτάνῃ
χειῆ
BMCUZ
δάκρυ χέουσα
κατακτάνη
Folio 193v (vv. 101-135)
102
αἰσχύνωσι
ἀτασθαλιῄσιν
ἧφι
B M N G H Ub X
Σ, B, M, H, Ub
αὐτῷ
62
112
βριαρὴν
114
αὐτη
116
ἀρχὴ
118
ἀποδάσσασθαι
115
117
121
122
130
131
132
133
πρρς
πρὸς
ὅσσα
ὅσσά
144
146
147
S B M N G H Hb2 Ω, s
ὅσα
ὅσσα
M Yb
ἥδε
ἀποδάσσεσθαι
A S J Eb Ld Ob Ud X Y Z, f
ἧδε
MNΩ
κτῆσιν ὅσην πτολίεθρον ἐπήρατον
ἐντὸς ἐέργει
η
ὁπποτέρῳ
ἐνυαλίω
ἐνυαλίῳ
ὥρμαι νεμένων
πτολεμιστῆ
αὐγή
damn. Ludwich, add.B M N Yb
L Hb P X Y Z, ἔεργε Ub
ἤ
ὁπποτέρω
ὥρμαινε μένων
πτολεμιστῇ
αὐγῇ
αῦθι
αὖθι
ὑπεκκατ’
ὑπ’ἐκ κατ’
ὕπεκ M, Bothe
κρουνῶ
κρουνὼ
J2 Ub X Y ,-νῷ G T
αἰτομένοιο
αἰθομένοιο
ὑπὸ
ἀμαξητὸν
λιαρῶ
151
προρέι
152
ὔδατος
155
κακαί
157
ἀρκή
δ’
149
150
αὐτῃ
τ’
Folio 194r (vv. 136-170)
137
βριαρήν
ὕπο
ἀμαξιτὸν
G2
λιαρῷ
προρέει
χαλάχη
χαλάχῃ
κρυστάλλω
κρυστάλλῳ
τῆ
τῇ
ῤὰ
ASBMNΩ
ὕδατος
καλαί
Ǝ!
ῥα
G H J Yb Y
63
160
ποσὶν
ποσσὶν
U, f
κατατεθνειῶτος
κατατεθνηῶτος
Α4 S B2 M N J T Px X, s
ἐσπάντες
ἐς πάντες
164
τρίπους
166
θεοί
169
ἐμόν
170
ἐπιμήρι’
Folio 194v (vv. 171-206)
171
172
175
176
ἠέ
ἢέΑ
δαμάσομεν
δαμάσσομεν
S
οὔτι
οὔ τοι
J1 Yb L
οὐ
οὔ
ὅπη
ὅπῃ
βὴ
βῆ
ἠέ
τριττογένεια
θυμῶ
μὴ δὲ τ’
189
1a
191
τόν
ἐλαφοίοιο
1b
ἐλαφίοιο
λαθήσι
ἦέ
τριτογένεια
S M G H J Ub X Y
S M Hb X Y
μηδέ τ’
δέ A S B M G H Hb X
ἐλάφοιο
τὸν
λάθῃσι
λῆθε
198
C, f
θυμῷ
λήθε
195
ΑSMΩ
αἴσῃ
θάμνῳ
εὕρηι
199
ἀρκοτάτῃ
θάμνω
192
193
ἐπὶ μηρί’
ἤέ
ἀρκοτάτη
183
187
ἐμὸν
κορυφῇσι
αὔσῃ
185
θεοὶ
G2 H J Ub P Ud Y
κοπυφῆσι
179
181
τρίπος
εὕρῃ
ευρηι Σ
ἐπὶ
ὑπὸ
B M N G J T Px Yb L Hb Ec X
αἴει
αἰεί
ὀνείρω
Y Z, s
ὀνείρῳ
64
201
205
206
ὅ
διὸς
δῖος
πικρα
πικρὰ
ἔε
1a
βέλεμμνα
1b
βέλεμνα
Folio 195r (vv. 207-241)
211
ὁ
δ’ὕκτονος
ἔα
βέλεμνα
δ’ἕκτορος
212
λαβὼν
λαβών
215
ἕπεα
ἔπεα
217
ἀχαιοῖσιν
218
δηώσαντε
213
216
219
ὤκετο
S H Yb L Hb X Y
ᾤκετο
νωί
νῶί
ποτι
προτὶ
ἄμμι
ἄμμε
ἀχαιοῖσι
αχαιοῖσιν Σ
δῃώσαντε
ΝP
ποτὶ G H T Px Ub C UdZ
A S B M H2 Ub Yb L Hb C Cb
Ud Y1 Z, α- pap. Lond. CXXI
14
224
χαίρε
χαῖρε
226
ἔλιπε
ἔλειπε
S H J Ub Yb Hb Ud Y
προσηῦδα
προσηύδα
Ub1
ἀλεξώμεθα
ἀλεξώμεσθα
ἧ
ἦ
ἧ
ἦ
225
227
230
231
233
234
239
241
στή
Δηιφόβω
περὶ
Δηίφο’
γνωθῶν
Δηιφόβῳ
πέρι
A S B M N Ω cfr 173
N H T Px Ub P X, sch. T
Δηίφοβ’
Χ
γνωτῶν
ἅπαντας
ἄπαντες
λυργῶ
λυργῷ
Folio 195v (vv. 242-277)
242
στῆ
Ǝ!
65
243
244
νυν
1a
φεεδωλή
φειδωλή
1b
νῦν
φειδωλή
εἵδομεν
εἴδομεν
246
ἐπὶ
ἔπι
247
κερδοσύνη
245
250
ἔνδρα
ἔναρα
σῶ
σῷ
οὐσ’
οὔ σ’
κερδοσύνῃ
το
τὸ
253
ἕλοιμι
ἕλοιμί
257
Δώη
262
ὄρκια
268
μιμνήσκεο
252
255
259
265
271
272
273
275
276
om.
ἔσονται
ἔσσονται
ὠς
ὥς
οὔτέ
οὐδέ
ἐμῶ
ἐμῷ
θύιων
θύων
δαμάα
279
πῶθι
Folio 196r (vv. 278-312)
280
282
283
s
Α
S2 M H J Ub Yb Hb X Y
Ub
γαίῃ
ἂψ
πώ τι
ἠείδης
ὑποδδείσας
ὑποδείσας
μεταφρένω
G Yb L Hb X
προϊδών
εἰ εἴδης
ἔφη
M Yb L P Y
δαμάᾳ
τὸ
Ἄψ
Zp, add. Z Ω
μιμνῄσκεο
τό
277
Yb Hb
ὅρκια
ῥα
γαίη
Σ
δώῃ
ῥὰ
προῖδὼν
ASMΩ
ἔφης
Ǝ!
ASBMNΩ
μεταφρένῳ
66
285
ἄλευε
ἄλευαι
286
σῶ
σῷ
289
ἐνι
χροι om
ῥὰ
293
στὴ
295
τι
299
ἐμέ
294
297
302
μαλα
μάλα
υἷι
υἱεῖ
ἐμὲ
304
ἀσπουδει
ἀσπουδί
306
ὀξὺ
ὀξύ
νεφέω*(n)
310
ἁρπάζων
1b
νεφέων
Folio 196v (313-347)
314
αὖτέ
καλόν
ἀμολγῶ
ἀμολγῷ
ἀστὴ
ἀστήρ
δίώ
δίῳ
ὅπη
ὅπῃ
ἄστρασι
318
οὐρανῶ
320
δεξιτερῆ
321
καλὸν
-εί S M N G H J Yb L Hb P X Y
Z, Cic. Ad fam.
ἁρπάξων
καλὸν
317
S M G H J Ub Yb Hb X Y
τί
ἑκηβόλῳ
1a
N.
στῆ
ἐκάλει
309
C Y Z, Leaf, cum γρ΄ καὶ sch.
ῥα
ἐκ ἀλει
αὐτέ
cum γρ΄ s
ἐν
ἑκηβόλω
303
S M G Ub Yb L Hb U X Y Z, f.
B M N G H J T Yb L P U Ud X
Y Z, Apoll. Soph. 28, 18
ἀστράσι
A B M N J Yb L Hb P X Y
οὐρανῷ
δεξιτερῇ
καλόν
67
322
τοῦδε
325
λαυκανίης
324
326
327
τοῦ δὲ
κληίδες
κληῖδες
M J Yb X Y1
τῆ
τῇ
Σ
Ἀντικρύ
ἀντικρὺ
μεμαώς
λαυκανίην
H T X Z, s
ἄρ’
Υ
ἄρ
332
ἐμέ
335
οἱμονοὶ
οἰμονοὶ
346
πω σαυτόν
πως αὐτὸν
334
342
347
κονίης
κονίῃς
ἐπὶ
ἔπι
δ’
οἶα
Folio 197r (vv. 348-382)
350
ἔγοντες
351
κεν
352
ὥς
355
καταθνήσκων
357
ἔνδοθι
360
σκαιῆσι
361
κάλυψεν
353
356
358
362
363
364
366
S B M1 N G H T Yb L Hb X, s
μεμαῶτ’
328
330
Α
G1
Ub
ἐμὲ
δὲ
Ub Y
οἶά
ἄγοντες
Ǝ!
κέν
χρυσῶ
χρυσῷ
τεκεν
τέκεν
εῦ
εὖ
τοι
τοί
ΣMHJΩ
ὧς
καταθνῄσκων
ἐν φρεσὶ
In Allen: maggior parte dei ms.
σκαιῇσ ι
πήλῃσιν
πύλῃσιν
ψυχή
ψυχὴ
Ǝ!
κάλυψε
Σ A Ub U Ud
ἄιδόςδε
ἄιδος δὲ
M J Yb, Suid., ῥέθος
τεθνειῶτα
τεθνηῶτα
Σ A1 S M N Ω, s
γούωσα
ἐθέλη
γοόωσα
ἐθέλῃ
68
367
ῥὰ
368
ὀ
ῥα
M G H J Ub Yb Hb X Y
ἐρύσσατο
ἐρύσατο
ΣASGΩ
οἱ
οἵ
S M Ub Yb X Y, An. Ox. I 60,
τίς
τις
S M G H Ub Yb Ud X Y
374
κηλέω
κηλέῳ
376
τόν
380
ἔρδεσκεν
382
κ’ἔτι
371
373
375
378
ποποι
τις
ὢ
ὦ
385
386
390
οὐκ ἔτ’
τίη
Ub
ἔρρεξεν
B M N G H Hb P X Y Z, έρ- S,
κέ τι
B J Yb L Hb C Cb Y Z,
πὰρ
ἐγω
ἐγὼ
ἔπι
ABMNΩ
ἠράμεθα
Ǝ!
ῥα
M G H J Yb Hb Ud X Y
393
ἠρώμεθα
395
ῥὰ
400
μαστίξεν
μ άστιξέν
τώ
τὼ
401
402
θεῶ
θεῷ
κονίσσαλος
κονίησι
M G J Ub1 Yb X Y
B M H J Ub Yb Hb2 X Y Z, f
γλαφυρῇσι
δ’
N Yb X Y
ἄκλαυτος
γλαφυρῆσι
om
Doederl., Leaf
τί ἤ
ἐπὶ
399
ἕρ- Ar, s , cum γρ΄ At
οὐκέτ’
392
394
M G Ub Yb P Y
τὸν
γὰρ
ἄκλαυστος
15
πόποι
τίς
Folio 197v (vv. 383-418)
384
ὁ
ῥ’
H T P U Ud X Z
κονίσαλος
Hb Y Z
Ub X
κονίῃσι
69
403
404
κείτο
κεῖτο
ἑῆ
ἑῇ
γαίη
γαίῃ
γαίη
γαίῃ
409
κωκυτῶ
κωκυτῷ
411
σμήχοιτο
408
412
ὤμωξεν
ᾤμωξεν
οἰμωγῆ
οἰμωγῇ
μὲν ῥὰ
μέν ῥα
γερόντα
σμύχοιτο
μόλις
μόγις
οἷον
οἶον
δε
418
λίσσομαι
λίσσωμ’
419
ἤδ’
ἠδ’
420
τῶδε
422
ἔθικεν
428
ἤ δ’
Folio 198r (vv. 419-453)
421
423
429
431
T U1 Z, s
ἐλεήσῃ
πηλεὺς
πηλεύς
ἀπέκτεινε
ἀπέκτανε
M X Y, f
πολίται
πολῖται
G J Ub Yb X Y, cum γρ΄ καὶ S3
ἀποτεθνηῶτος
A2 S M H J P1 X, s
τῷ γε
τῷδε A2 B M N J Yb P Eb, s
ἔθηκε
ἔθηκεν H Ud Y
ἠδ’
νύκτας
νύκτάς
435
ἧ
ἦ
436
ἐὼν
438
τίς
437
S B M Ω, s
ἐλεήση
δειλή
433
Yb Hb P X
δὲ
δειλὴ
432
S Px Yb X Y, f
γέροντα
414
416
G
ἀποτεθνειῶτος
πᾶσι
J
A S Ω, Eust. 1277, 59. 1282, 7
SMΩ
πᾶσί
S M G J Yb X Y
κέσφι
καί σφι
A S B M G H J Ub P X Y
πω
πώ
A S B M G J Yb
ἐών
τις
M G Yb
70
439
ἐκτοθι
ἔκτοθι
δμωῇσιν
δμῳῇσιν
αὐτῆ
αὐτῇ
440
μυχῶ
451
δέ μοι
449
Folio 198v (vv. 454-488)
457
459
461
μυχῷ
δ’ἐμοὶ
καταπαύση
καταπαύσῃ
αὐτῆ
αὐτῇ
πλήθει
BJΩ
A S B M Ub Ω, s
πληθυῖ
πῦργόν
πύργόν
δ’ἐνόησεν
δὲ νόησεν
470
δώκε
δῶκε
473
γαλόω
γαλόῳ
XY
ἕσταν
ἔσταν
J Yb2
478
τροίη
τροίῃ
480
δόμω
481
δύμορος
483
στυγερῶ
485
δυσαμμοροι
487
φύγη
463
468
471
476
479
482
484
488
τόν
σχέε
ὅτέ
εἰνάτερες
τρωῇσιν
πῦργον Υb
τὸν
Ub
βάλε
Px Z, χέε A S B M Ω
ὅτε
ΗΥ
ASBMNΩ
εἰνατέρες
Ub
τρῳῇσιν
πλάκω
πλάκῳ
ὄ
ὅ
B M J Z, s, cum γρ΄ καὶ N
δόμῳ
δύσμορος
μὲν αἴδαο
μέν ῥ’ἀίδαο
N Ω, s
δέτε
δ’ἔτι
T C Y Yc Z
στυγερῷ
δυσάμμοροι
τούτω
τούτῳ
τούτω
τούτῳ
Folio 199r (vv. 489-515)
φύγῃ
71
491
παρείαι
παρειαί
ὑπερώην
ὑπερῴην
494
τίς
497
ὀνειδίοισιν
495
499
501
504
1a
μήτερα
μητέρα
1b
S M Ub X Y
ὀνειδείοισιν
Eb X, cum γρ΄ s
μητέρα
οἷον
οἶον
ἐνὶ
ἔνι
εὐνῆ
εὐνῇ
μαλακῆ
μαλακῇ
ἁμαρτὼν
ἀμαρτών
εἴματ’
εἵματ’
505
πάθησι
509
κορέσσωνται
512
κηλέω
510
τις
BMHJΩ
πάθῃσι
κορέσωονται
S
κηλέῳ
72
Appendice 2: Conspectus codicum
Codices:
B88
Θ = Mediolan. Ambros. p. sup.
Π = Papyrorum fragmenta
Ew = Escorialensis Ω I 12
F Fb Fc Fd Fh Fp Fz = Florent.
Laurent. XXXII 47.8.11.38.5.27.6
Σ = Londin. Mus. Brit. Add.
Fr = Florent. Riccardianus 30
17210
G = Genavensis 44
Ω = codicum pars
A A2= Venet. Marcianus 454 et
pars recentior
Gf = Cryptoferrantensis Z α
XXIV
H Hb = Vindobonenses 117.5
B = Venet. Marcianus 453
C = Cantabrig. collegii
Corporis Christi
Cb = Cantabrig. collegii
Trinitatis
4
K Kb = Venet. Marciani
455.456
Kc = Venet. Marcianus IX 3
D Db Dc Dd = Mediol. Ambros.
L = Lipsiensis 1275
p. sup.A 101.F 101. L 116. L 73
Ld = Leidensis 64
E = Etonensis collegii regii
M = Florent. Laurent. XXXII 3
Ea Eb Ec Ed = Londin. Harleiani
N = Venet. Marcianus 458
5672.5693.1771.5600
16
Ek = Londin. mus. Brit. King’s
Es = Mutin. Estensis II D 5
Eg = Londin. Harleianus 5601
J = Mediolan. Ambros. p. sup.J
Na Nb = Venet. Marcianus 459
pars prior et pars posterior
298
O = Oxoniensis Novi collegii
Oa = Oxoniensis
73
203
J 58
H 77
J 98
M 86
Ob = Oxoniensis Barocciani
Qd = fragmentorum
Mosquensium
Oc = Oxoniensis Laudianus 731
R = Roman. Vaticanus
P = Mediolan. Ambros. p. sup.
S = Florent. Laurent. XXXII
15
Pb = Mediolan .Ambros. p. sup.
Pc = Mediolan. Ambros. p. inf.
Pd = Mediolan. Ambrosianus
T = Londin. Townleianus 86
U Ua Ub Uc Ud = Vratislav.
Rehdigerani 27. 29. 26. 24. 25
W Wb X Xb Xc =
Vindobonenses 49.6.39. 176.241
Y = Parisinus suppl. 1095
Pr = Perusinus E 48
Pw Px Py Pz = Parisini 2697.
2767. 2768. 2894
Yb Yc Yd Yg Yh Yi Yn Yo =
Parisini 2766. 1805. 144. 2682. 2683.
2684. 2685.2680
Q = Mosquensis 1 et Leidensis
Ys = Parisinus suppl. 497
XVIII 33h
Qb Qc = Mosquenses 2.3
Z Zp = Stuttgardiensis cum
versione latina Leontii Pilati
Editores:
f = Demetrius Chalcondyles 1488
h = Mycillus et Camerarius apud Hervagium 1541
s = Henricus Stephanus 1566
74
Bibliografia
Allen T.W., Homeri Ilias, Oxford, Oxford University Press, 1931.
Braccini Tommaso, Un frammento dell’editio princeps di Omero
conservato presso l’Archivio di Stato di Pistoia, in "Bullettino storico pistoiese",
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Casamassima Emanuele e Savino Giancarlo, Sozomeno da Pistoia. un
irregolare della renovatio grafica umanistica, "Medioaevo e Rinascimento",
1996, 6, Vol. n. s..
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Francesco Petrarca, Giovanni Boccaccio, Coluccio Salutati, Niccolò Niccoli,
Poggio Bracciolini, Bartolomeo Aragazzi of Montepulciano, Sozomeno of Pistoia,
Giorgio Antonio Vespucci, Oxford, Oxford University Press, 1973.
De Robertis Teresa, Motivi classici nella scrittura del primo Quattrocento,
in (a cura di) Castelli Patrizia, L'ideale classico a Ferrara e in Italia nel
Rinascimento, Firenze, Olschki, 1998.
Eleuteri Paolo e Canart Paul, Scrittura greca nell'Umanesimo italiano,
Milano, Edizioni Il Polifilo, 1991.
Gigante Marcello, Premessa, in Wilson Nigel G, Filologi bizantini, Napoli,
Morano Editore, 1990.
Cavallo Guglielmo, Lo specchio omerico, in "Mélanges de l'Ecole française
de Rome. Moyen-Age", 1989,2,Vol. 101.
Ludwich Arthur, Homeri Ilias, Stuttgart-Leipzig, B. G. Teubner, 1902.
Martinelli Lucia Cesarini, Sozomeno maestro e filologo n "Interpres",
1991, 11.
75
Reynolds Leighton D. e Wilson Nigel G., Copisti e filologi. La tradizione
dei classici dall'antichità ai tempi moderni, edd. Avesani Rino, Billanovich
Giuseppe, Ferrari Mirella e Pozzi Giovanni, Padova, Antenore, 1986. Terza
Edizione.
Savino Giancarlo, La libreria di Sozomeno da Pistoia in "Rinascimento",
1976.- 16, Vol. II.
Wilson Nigel G., Filologi bizantini, Napoli, Morano Editore, 1990.
Zaccagnini Guido, Introduzione, Sozomeno da Pistoia, in Chronicon
universale [AA. 1411-1455]. Rerum Italicarum scriptores. Raccolta degli storici
italiani dal Cinquecento al Millecinquecento. Nuova edizione riveduta ampliata e
corretta. XVI/I, Città di Castello, Lapi, 1908,p. VII-XLVIII.
76
Indice
Introduzione ................................................................................................... 2
I.
1.
2.
3.
Il manoscritto Pistoriensis A55 ............................................................. 3
Il copista: Zomino da Pistoia ............................................................ 3
Il contesto culturale di copiatura: il primo Umanesimo .................... 6
La renovatio grafica degli umanisti e il modus scribendi di
Sozomeno .......................................................................................................... 7
4.
5.
La fortuna di Omero e l’editio princeps ............................................ 8
Il manoscritto .................................................................................. 13
II. Risultati della collazione ......................................................................... 15
1. Analisi degli errori ............................................................................... 15
1.1 Errori paleografici .......................................................................... 15
1.2 Errori di pronuncia ......................................................................... 18
1.4 Aplografie ...................................................................................... 20
1.5 Dittografie ...................................................................................... 21
1.6 Banalizzazioni................................................................................ 22
1.7 Errori polari ................................................................................... 22
1.8 Trasposizioni.................................................................................. 22
1.9 Omissioni ....................................................................................... 22
1.10 La iota sottoscritta........................................................................ 24
1.11 Errori di accento .......................................................................... 29
1.12 Altri errori .................................................................................... 31
2. Lectiones singulares significative ........................................................ 32
III. Alcune ipotesi sull’antigrafo ................................................................. 36
Appendice 1: Collazione completa .............................................................. 39
Appendice 2: Conspectus codicum .............................................................. 73
77
Bibliografia .................................................................................................. 75
78